Come dite per….? Linguaggio moderno sull’arco alpino
1. Introduzione
VerbaAlpina è un progetto dell’Università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera che, ormai dal 2014 a questa parte, si occupa di analizzare la regione alpina nella sua unità storico-culturale. Le prime due fasi del progetto si sono occupate del lessico attorno all’alpicoltura, ovvero la gestione dei pascoli alpini e la lavorazione del latte, e del lessico riguardante flora, fauna e formazioni del paesaggio. Invece, da Novembre 2020 il progetto ha dato inizio alla sua terza fase, ovvero quella che si concentra sulla vita moderna, con particolare riguardo ai campi di turismo ed ecologia sull’arco alpino (cf. Krefeld/Lücke 2014-).
Ed è proprio grazie alla necessità di dare inizio alla terza fase del progetto che fornisce le basi per questa ricerca. Infatti, per le prime due fasi, VerbaAlpina aveva a disposizione una grande quantità di dati provenienti dagli atlanti linguistici tradizionali, primi fra tutti l‘AIS e l‘ALF. Tuttavia, questi atlanti non coprivano gli elementi più moderni del lessico (nuove tecnologie, stile di vita, nuove problematiche quotidiane); queste perciò andranno ad essere integrate da i dati provenienti dal sistema di crowdsourcing di VerbaAlpina, già attivo dal 2016, ma fin’ora con la funzione di integrare e correggere i dati già presenti dagli atlanti.
Questa ricerca invece si occuperà di analizzare il linguaggio moderno sull’arco alpino raccogliendo dati linguistici a proposito di 21 concetti propri della „Vita Moderna“ e appartenenti a tre sub-categorie: i campi ecologia, sport e social media. I dati raccolti attraverso il crowdsourcing per questi concetti verranno analizzati qualitativamente in modo di stabilire che tipo di varianza sia presente per questi termini, se questa varianza sia omogenea a livello diatopico oppure dipendente da altri fattori.
La struttura di questa ricerca parte dalle basi teoriche che costituiscono i concetti fondamentali, in particolare alla luce delle modernizzazioni nella ricerca linguistica, sia a livello teorico che strumentale, soffermandosi particolarmente sul concetto di spazio linguistico e sulle implicazioni dei nuovi media. Proseguendo, il capitolo riguardante la metodologia si addentrerà innanzitutto sulle motivazioni riguardanti la scelta dei concetti; successivamente esaminerà le possibilità e i limiti dello strumento di crowdsourcing per la raccolta di dati concernenti il linguaggio moderno. Inoltre, indagherà l’uso e lo sfruttamento, i vantaggi e gli svantaggi dell’uso dei social media, in particolare Facebook, per il contatto con gli informanti.
Attraverso i risultati linguistici ottenuti si tenterà perciò di stabilire l’efficacia a lungo termine sia dello strumento crowdsourcing sia dell‘active sourcing di informanti attraverso social media, in vista del progredire di Fase 3 e del progetto VerbaAlpina.
2. Fondamenti Teorici
Questo primo capitolo si occuperà di esplicare i concetti e le teorie alla base di questa ricerca, tentando di delineare al meglio possibile i fondamenti teorici necessari alla elaborazione, allo svolgimento e infine alla valutazione dei dati in questa ricerca. In particolare, dopo aver accennato alla dialettologia tradizionale e alla ricerca tramite crowdsourcing, questo capitolo si occuperà della concezione (rinnovata) di spazio linguistico, alpino e non, e della posizione ricercatore vs. informante nella ricerca linguistica moderna, alla luce della strumentazione utilizzata e dell’influenza delle moderne tecnologie sul parlato e sulla vita quotidiana.
2.1. Dialettologia tradizionale e ricerca linguistica moderna
Nel corso della storia moderna, il territorio italiano e la sua enorme proliferazione di varianti diatopiche, ha visto numerosissime ricerche linguistiche e dialettologiche.
La geografia linguistica nega la staticità della parola, riconosce nel linguaggio una vita irrequieta, agitata (la vita del pensiero) e, mentre ci da informazioni solide e sicure sulle continue innovazioni e sul continuo flusso e riflusso della parola, non manca di illuminarci sulle fasi più antiche e ci permette di riannodare, con lo studio della diffusione dei vocaboli, le trame consunte dal tempo, dietro cui si vede talvolta profilarsi l’origine delle trasformazioni linguistiche. Dandoci il modo di collegare la molteplicità fenomenica e di riunire i fili sparsi di queste trame, ci conduce da un lato a ricostruire unità idiomatiche frantumate e disperse e dall’altro lato ci avvicina ai centri o ai fuochi della creazione linguistica. (Bertoni/Bartoli 1928, 39)
Questa citazione, risalente allo stesso anno della pubblicazione del primo volume dell’AIS (1928), all’epoca non poteva risultare se non idealistica (cf. Goebl 1984, 1); la scelta degli informanti e i metodi di raccolta dei dati nonché i mezzi tecnologici e gli strumenti di raccolta dell’epoca non erano in grado di offrire una visione dinamica del linguaggio nel sua interezza ma offrivano uno scorcio su un lessico, specifico e strettamente legato alla dimensione temporale di una data variante.
L’indagine linguistica non può tuttavia, a quasi un secolo dall’inizio dei lavori sull’AIS, non considerare gli aspetti centrali della pluridimensionalità della lingua, del locutore e del parlare (Krefeld 2005a, 93), né ignorare l’effetto delle nuove tecnologie e dei media sulla lingua e sulla vita in generale. La ricerca tramite crowdsourcing, come già menzionato nella tesi di Bachelor di Giorgia Grimaldi, che ha effettuato la fase pre-Test per lo strumento crowdsourcing utilizzato da VerbaAlpina, si propone quindi di integrare i dati già raccolti dagli atlanti linguistici (Grimaldi 2016), considerando le dimensioni menzionate e gli aspetti mediali.
2.2. Lo spazio linguistico – Stato della ricerca, nuove considerazioni e problematiche
Trattandosi questa ricerca di un’inchiesta in ambito dialettologico e sociolinguistico, è bene apportare alcune delucidazioni per quanto riguarda uno dei concetti fondamentali della dialettologia moderna: lo spazio linguistico.
La dialettologia tradizionale si è spesso confrontata con la nozione di area linguistica, in particolare le aree dialettali, circoscritte a zone, comuni o regioni, più o meno delineate, in contrapposizione al territorio della lingua nazionale standard (cf. Krefeld 2020n). Tuttavia, poichè sia nella dialettologia classica che nelle sue forme più moderne e tecnologiche, i dati linguistici provengono sempre da individui specifici, ognuno con il proprio bagaglio linguistico e culturale, risulta perciò fondamentale anche considerare una „spazialità del parlante“ (Krefeld 2020n). Infine, la terza dimensione è quella situazionale: la distanza relativa degli interlocutori, la formalità e pubblicità del luogo (cf. Krefeld 2005a, 93) influenzano altrettanto il linguaggio utilizzato.
Accettare i tre domini della spazialità significa sostituire l’idea di uno spazio dialettale analogo a quello geologico con uno spazio comunicativo fondato su parlanti concreti con repertori individuali e routines d’uso corrispondenti. (Krefeld 2020n)
2.2.1. Lo spazio linguistico alpino: la dimensione della lingua, del locutore e del parlare
La prima dimensione da considerare è quella della lingua, con i due concetti fondamentali di arealità e di territorialità giuridico-amministrativa (cf. Krefeld 2005a, 93) e come rappresentato in Krefeld 2020n. A livello giuridico, dalla prima compilazione degli atlanti linguistici ad oggi molto è cambiato: la Costituzione Italiana, come esempio nazionale, „tutela con le apposite norme le minoranze linguistiche“ (Costituzione della Repubblica Italiana 1947, Art. 6); la legge 482/1999, all’articolo 2, stabilisce che „la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo“ (Parlamento Italiano 1999, Art. 2).
Tuttavia a livello pratico-istituzionale, sopratutto per quanto riguarda l’insegnamento nelle scuole come misura di tutela di tali minoranze, la situazione è molto diversa da regione a regione: la stessa minoranza linguistica può infatti essere rappresentata in modo diverso a seconda delle regioni di appartenenza e dei progetti attivi. Basti confrontare l’insegnamento del Ladino nelle Province Autonome di Trento e Bolzano e nella Provincia di Belluno (Veneto); lo status istituzionale ha infatti permesso un implementazione ben più profonda nella Provincia Autonoma di Bolzano rispetto a quella di Trento e delle valli di Fodom e Ampezzo, che hanno visto l’inserimento di un’ora di Ladino nelle scuole Primarie solo nell’anno scolastico 2014-2015 (cf. Verra 2020, 406). Anche le altre minoranze vengono rappresentate in maniera diversa e sono sempre in balìa di leggi regionali, provinciali e locali (si vedano, per esempio, le leggi regionali vigenti nella regione autonoma della Valle d’Aosta per l’insegnamento del Francoprovenzale in Unio 2020, 38-47).
La seconda dimensione da considerare è quella del parlante, del locutore (cf. Krefeld 2020n). Nonostante le varianti linguistiche siano comunemente definite diatopiche, quindi principalmente delineate attraverso le particolarità di una determinata areale, è impossibile pensare alle singole varianti idiolettiche come esclusivamente influenzate dal luogo di origine. Ogni parlante infatti porta con sè un intero bagaglio di conoscenze, di impostazioni, di esperienze e di modi di pensare che possono avere altrettanto influsso sulla lingua e l’uso della lingua quanto il fatto di provenire da un luogo piuttosto che da un altro. Aspetti come l’alfabetizzazione e il livello di istruzione, la socializzazione, nonché aspetti di emigrazione temporanea e immigrazione sul territorio sono aspetti che non possono essere ignorati in alcun modo nella ricerca linguistica.
Infine la terza dimensione riguarda quella del parlare (cf. Krefeld 2020n); l’uso di una variante, piuttosto che un’altra, da parte del parlante è data dalla situazione in cui avviene la comunicazione, dall’interlocutore o dagli interlocutori, nonché dal contenuto della comunicazione e dal medium di comunicazione utilizzato. In questa prospettiva, a seconda della variante considerata e dal contesto, possono emergere fenomeni come la diglossia, dove il parlante usa una variante esclusivamente in un determinato contesto (ad esempio il dialetto nel parlato informale e lo standard nella comunicazione scritta), dilalía (cf. Berruto 1987a), ovvero i confini situazionali sono meno distinti e lo standard si insinua nelle situazioni di comunicazione orale informale, oppure diacrolettia (cf. Dell’Aquila/Iannaccaro 2004), dove invece il dialetto si inserisce nella comunicazione scritta.
Sulla diglossia scrive Kabatek:
The inner diglossia within the Romance languages is basically limited to a traditional Fergusonian difference between the spoken and the written language. The divergence between these varieties is enhanced by the aforementioned establishment of distance starting in the Renaissance. (Kabatek 2016, 629).
Tuttavia gli ultimi sviluppi della comunicazione mediata attraverso Internet, i social media e soprattutto la messaggistica istantanea hanno profondamente cambiato il modo di comunicare e annebbiato i confini fra lingua parlata e lingua scritta, andando perciò anche a modificare questi aspetti linguistici sopra menzionati.
2.2.2. Lo spazio linguistico attraverso i media: la dimensione virtuale
A differenza delle ricerche linguistiche tradizionali, e gli innumerevoli atlanti da esse scaturite, quali ALF, AIS oppure ALI, in questa ricerca, proprio perchè effettuata attraverso il medium di Internet e del crowdsourcing, è importante non solo considerare il concetto di spazio linguistico ma anche le nuove implicazioni comprese nell’uso dei nuovi media a scopi comunicativi. Soprattutto grazie all’uso dei servizi di messaggistica istantanea e, non ultimi, dei social media, si è potuto assistere ad un massivo aumento della lingua informale, e in particolare, di varianti locali nella dimensione scritta (cf. Krefeld 2020r).
Ciò ha permesso alle varianti locali, nella tradizione per definizione legate ad un’areale, di espandersi e ampliare il proprio spettro al di là dei confini territoriali e situazionali. Ma se da una parte il medium di Internet permetta alla variante locale di espandersi ad altri contesti, esso può, allo stesso modo, influenzare la variante locale con termini standard nazionali o, persino, internazionali.
Per una ricerca come questa, che si basa sullo sfruttamento di strumenti informatici per il rilevamento dei dati, risulta perciò impossibile ignorare il possibile effetto di un „filtro“ sulla variante diatopica locale imposto dalla varietà e dalla multimedialità di Internet. Un filtro che trova realizzazione nella dimensione virtuale della comunicazione, una dimensione in cui gli utenti si muovono in un ambiente estremamente vario e in costante aggiornamento, dove elementi locali e globali si influenzano a vicenda.
Come problematizzato da David Crystal, uno dei pionieri di quella che, in inglese, viene chiamata Internet Linguistics, la grandissima quantità di materiali online, il range stilistico calibrati a seconda dei vari output (pagine web, Email, social networks) nonché la velocità con cui il linguaggio online si evolve (Crystal 2011, 10) in generale rende difficile, se non impossibile, definire la dimensione virtuale nella sua interezza. Gli utenti sono immersi in una realtà multidimensionale, in parte che rispecchia realtà linguistica off-line, in parte con caratteristica proprie esclusivamente del linguaggio della rete o al linguaggio usato sulla rete.
E nonostante questa ricerca non possa includere la complessità del linguaggio della rete nel suo completo, anche perchè i dati richiesti si fermano a semplici lessemi, senza indagare oltre su strutture linguistiche più complesse, né considerare il bagaglio linguistico complessivo degli informanti, la presenza di questa dimensione e la sua possibile influenza sui risultati di questa ricerca non è assolutamente da escludere.
Nello spazio linguistico virtuale il singolo parlante, o meglio utente, viene confrontato costantemente con una moltitudine di varietà diatopiche, siano esse dialetti locali oppure standard nazionali, di varianti diastratiche (gerghi, high e low varieties, etc.) nonché di varietà diamesiche, vista soprattutto la multimedialità del mondo di Internet. Come anche accennato da Crystal, l’Internet è un luogo dove tutte le lingue possono trovare casa, presupposto che le comunità siano a disposizione di corrente elettrica e abbiano accesso a tecnologie informatiche funzionanti (cf. Crystal 2011, 78).
Si potrebbe considerare lo spazio linguistico virtuale come una dimensione parallela a quella concreta, in cui il territorio nazionale con la sua (o le sue) varietà standard e le singole aree dialettali vengono traslate, attraverso il medium Internet, nello spazio virtuale. Benchè sia possibile considerare lo spazio virtuale come facente parte dello spazio comunicativo concreto fin’ora considerato, ritengo necessario fare una distinzione data la natura di Internet, non più come un medium in cui gli utenti/parlanti comunicano facendo riferimento a realtà concrete, bensì uno spazio, una realtà virtuale, a sé stante e relativamente indipendente.
Se inizialmente Internet potrebbe essere stato considerato un medium comunicativo multimediale al pari di radio, telefono e televisione, che permetteva agli utenti di comunicare in remoto tramite testo, immagine, suono oppure video, da anni a questa parte ormai è luogo di produzione di dati, elementi e fenomeni che trascendono la realtà concreta e trovano riscontro esclusivamente nella realtà virtuale; il medium ha aperto nuove possibilità di comunicazione e di conseguenza anche la lingua usata sulle varie piattaforme che sfruttano Internet sarà diversa rispetto a quella usata attraverso un medium tradizionale (cf. Crystal 2011, 17).
L’aspetto che può avere una grande influenza su questa ricerca è l’aspetto multilingue di Internet. Agli albori di questa tecnologia si può constatare una prevalenza della lingua inglese: a metà degli anni ’90 ben l’80% dei contenuti era in lingua inglese; ma già pochi anni dopo, nel 2001, l’inglese aveva perso la sua predominanza scivolando al 45% dei contenuti (Crystal 2011, 79).
In generale è possibile rilevare l’emergere, in percentuale, di molte più lingue rispetto al passato: il report dell’UNESCO sulla diversità linguistica su Internet dimostra il costante aumento delle principali lingue latine (ovvero quelle che fanno uso dell’alfabeto latino) rispetto all’inglese nonché l’affiorare di lingue minoritarie come il Catalano (cf. Pimienta/Prado/Blanco 2009, 28).
Inoltre non è possibile soltanto rilevare un aumento costante di lingue nazionali, ma anche la marcata presenza online di varianti locali: prendendo ad esempio le pagine di Wikipedia, è possibile constatare come la versione italiana della celebre encliclopedia conta in data 14.02.2021 ben 1.674.144 pagine di contenuti (è possibile trovare una lista aggiornata qui), posizionandosi perciò all’ottavo posto nella lista Wikipedia per numero di articoli. Inoltre all’interno delle lingue romanze è possibile rilevare la presenza di vari dialetti, generalmente identificati con le regioni (italiane) o aree geografiche di origine; fra questi notiamo la presenza delle varietà Veneto, con più di 67.000 articoli, Piemontese, con 65.000 articoli, Lombardo, con 45.000 articoli, e inoltre Ligure, Sardo, Siciliano, Napoletano, Tarantino, Friulano e Ladino.
Potremmo dire che, in questi casi, la volontà dei parlanti/utenti di rendere le varianti locali parte di un discorso (para)scientifico esteso, normalmente dominato dalle varianti alte e dagli standard nazionali, faccia parte del fenomeno di „diacrolettía“ descritto da (Dell’Aquila/Iannaccaro 2004, 171), e venga reso molto più facile da strumenti quali Wikipedia ed Internet in generale.
Internet è in grado perciò di diffondere una politica linguistica parallela a quella istituzionale (livello locale, regionale, nazionale ed europeo), voluta da individui o gruppi di persone, mobilitati per espandere le varianti locali e impedire l’estinzione del patrimonio linguistico, come ha indagato l’autrice Simona Spiga-Gicquel nel caso della lingua sarda (cf. Spiga-Gicquel 2005, 315-316).
2.3. Emic vs. etic: prospettive riguardo la ricerca tramite crowdsourcing
Uno degli aspetti fondamentali di cui tener conto durante una ricerca linguistica è quello teorizzato dal linguista Kenneth Pike sui concetti di emico ed etico (cf. Pike 1967). La prospettiva emica è sostanzialmente quella interna, „radicata nel sapere e nelle esperienze di chi pratica le tecniche culturali indagate“ (Krefeld 2020n); al contrario, la prospettiva etica rispecchia quella esterna, solitamente quella del ricercatore, indagando la materia in termini comparativi, tipologici o persino universali (cf. Krefeld 2020n).
L’esperienza di Pike, grazie all’osservazione di una lingua a lui sconosciuta (il Mixtec) è riuscito a osservare alcune caratteristiche della sua lingua (l’Inglese) che prima non era in grado di percepire (cf. Peterson/Pike 2002, 6-8). Considerando questa prospettiva, è possibile che il ricercatore percepisca un contrasto, forte delle conoscenze in campo linguistico ed etnografico, che l’informante, interno alla cultura e sulla quale si basa la ricerca, perciò con prospettiva emica, sia cosciente di, o persino non volenteroso ad accettare tale contrasto.
Il processo, che anche questa ricerca si propone di seguire, è uno che parte da etico per diventare emico. La scelta dei concetti, per esempio, benchè si proponga di essere il più possibile etnograficamente neutrale e rilevante, è una scelta sostanzialmente etica; tuttavia, presupposto che il concetto venga riconosciuto dall’informante come proprio alla cultura d’appartenenza, il termine proposto dall’informante sarà essenzialmente un dato emico.
Questa prospettiva inoltre apre le porte sulle questioni dei dati di produzione e di percezione (cf. Krefeld 2020n): all’informante è richiesto sostanzialmente di inserire dati di produzione; tuttavia ritengo possibile estrapolare anche dati di percezione a seconda dei dati linguistici ed, eventualmente, dei dati meta-linguistici o etnografici forniti. Per questa ricerca saranno anche rilevanti aspetti di autopercezione della propria varietà/lingua in relazione al concetto proposto, nonché aspetti di eteropercezione, per esempio nel caso che il concetto richiami termini originari da lingue straniere.
2.4. L’aspetto della competenza digitale: la computer literacy
Nell’affrontare i diversi aspetti di una ricerca tramite crowdsourcing in remoto rispetto a una ricerca linguistica tradizione è sicuramente fondamentale considerare il nuovo ruolo dell’informante nella raccolta, nella stesura e nell’elaborazione dei dati linguistici.
L’informante non deve più solo presentare oralmente la conoscenza del dialetto, ma deve essere in grado di leggere e scrivere. E se da una parte il fattore alfabetizzazione (literacy) si può dare quasi per scontato non solo per le altissime percentuali dell’alfabetizzazione in Italia (99,9% fra i 15 e i 24 anni; 97,8% sopra i 65 anni secondo i dati UNESCO risalenti al 2018, ultimo accesso 01.02.2021), ma anche per il fatto che sono competenze assolutamente necessarie per l’uso dei social media, attraverso i quali gli informanti vengono poi a conoscenza della ricerca, dall’altra l’uso dello strumento digitale comporta competenze non del tutto scontate e sicuramente non trascurabili.
Queste competenze vengono riassunte sotto il termine „competenza digitale“ (Vocabolario Treccani, v.v. competènza digitale), che racchiude altra terminologia inglese quale computer literacy, media literacy e non ultima digital literacy. Con computer literacy si intende la capacità di utilizzare le funzionalità basilari e applicazioni di un computer (OED 2001, v.v. computer literacy) mentre il concetto di media literacy invece è più ampio e, traducibile nel tedesco „Medienkompetenz“ comprende tutte quelle competenze nell’utilizzare, valutare e giudicare le informazioni online (cf. Buckingham 2015, 22).
Nella dialettologia tradizionale il soggetto non doveva portare altro se non la propria conoscenza del dialetto e avere il tempo a disposizione per le lunghe interviste, che duravano per giorni e ogni giorno per ore (Burr 1999, 264), magari senza essere alfabetizzato o essere a conoscenza di altre varietà. Invece, in una ricerca moderna l’informatore deve saper dimostrare oltre alla conoscenza linguistica orale, una conoscenza della lingua scritta, escogitare metodi alternativi per riprodurre la pronuncia e perciò operare scelte linguistiche che solitamente vanno oltre l’uso quotidiano della lingue e, non ultimo, possedere le competenze digitali necessarie a completare il questionario.
3. Metodologia
La sezione di metodologia è divisa in modo da esplicare il processo di selezione e le motivazioni della scelta dei concetti richiesti e descrivere gli strumenti di raccolta dati, ovvero la piattaforma di Facebook per il contatto con gli informanti e lo strumento di crowdsourcing in uso da VerbaAlpina.
3.1. Descrizione e motivazione per i concetti presi in esame
Secondo la divisione in concetti (vedi Concetti) già operata ed in largo uso presso VerbaAlpina, i partecipanti riceveranno una serie di concetti divisi per categorie (di cui non saranno direttamente a conoscenza, ma delle quali potrebbero avere istintivamente sentore) tutti sotto la macro-categoria „Vita Moderna“. Questo tipo di categorizzazione si propone di distanziarsi dalle altri grandi macro-categorie della ricerca di VerbaAlpina: l’alpicoltura (Fase 1) e natura (Fase 2); la distinzione non preclude in alcun modo la possibilità degli informanti ad inserire dati per altri concetti né presuppone che informanti, anche di giovane età, non siano a conoscenza di termini non-standard a proposito delle altre categorie, ma concerne scopi puramente pragmatici al fine di questa ricerca.
Deselezionando le categorie „Alpicoltura“ e „Natura“ al lato della finestra, gli informanti avranno accesso alla lista dei concetti proposti per questa ricerca.
I concetti, a differenza delle altre categorie vengono proposti in modo diverso: infatti l’interfaccia mostra soltanto quello che nel database compare sotto la dicitura „Beschreibung_I“ („Descrizione_I“), la descrizione, in breve, del concetto richiesto invece che mostrare „Konzept_I“ („Concetto_I), ovvero la denominazione in lingua standard dello stesso. Questa scelta è stata operata per due motivi principali.
Il primo concerne la natura stessa degli informanti: avendo richiamato gli informanti attraverso la piattaforma Facebook, una piattaforma dove, si presuppone, lo standard predilige sulle varianti locali, l’uso della dicitura standard per „Concetto_I“ andrebbe ad influenzare troppo i singoli informanti. Mostrare la denominazione standard del concetto influenzerebbe la risposta dell’informante, riducendo la validità e la sensibilità dello strumento (per fare un paragone con gli strumenti usati nella valutazione psicologica), e precluderebbe in parte il possibile presentarsi di forme non-standard.
Il secondo motivo riguarda la natura dei concetti che, facendo parte della vita moderna, sono entrati nell’uso comune soltanto da una cinquantina d’anni a questa parte o, specialmente nel caso delle sub-categoria social media, da meno di una ventina d’anni.
Per una questione di gestione database, tuttavia, gli utenti che accederanno al portale con lingua di navigazione tedesco vedranno invece il „Konzept_D“, ovvero il termine in tedesco standard per il concetto, invece che la descrizione. Gli utenti che inseriranno i dati in tedesco serviranno perciò da gruppo di controllo per l’efficienza delle descrizioni.
I seguenti capitoli tratteranno di un’accurata analisi di ogni concetto richiesto, indagando la loro rilevanza etnografica nella vita moderna alpina e dividendoli in ulteriori tre sotto-categorie: social media (Dt. Soziale Medien), ecologia (Dt. Ökologie) e sport invernali (Dt. Wintersport).
Il denominatore comune a tutti i concetti è la „neutralità“: si sono cercati infatti concetti che, per quanto frutto di un processo in sè etico, siano al contempo accessibili da tutte le possibili culture presenti sull’arco alpino ed etnograficamente rilevanti.
3.1.1. Sottocategoria: social media
I social media sono entrati, negli ultimi 15 anni, prepotentemente a far parte della realtà quotidiana di adulti, adolescenti e bambini. Nonostante in Italia non esistano ricerche specifiche per l’utenza più giovane, confrontabili con gli studi quali il JIM Studie tedesco (Feierabend/Rathgeb/Theresa 2019) oppure il JAMES svizzero (Suter/Waller/Bernath/Külling/Willemse/Süss 2018), studi su livello globale, quali le ricerche condotte da Wearesocial e Hootsuite nel Digital Report 2020 attestano, per l’Italia, ben il 58% dell’intera popolazione come „utenti attivi di social media“ mentre fra gli utenti di Internet compresi fra i 16 e i 24 anni, il 92% fa uso di applicazioni di messaggistica e il 91% di social networks (cf. Kemp 2020, 40 seg.).
Per questa categoria, la questione della rilevanza non è da collegarsi direttamente all’ambiente alpino come spazio linguistico, bensì allo spazio linguistico virtuale e al metodo con cui gli informanti sono stati messi a conoscenza del Crowdsourcing Tool di VerbaAlpina.
Avendo infatti ricercato informanti tramite il social Facebook, si presuppone una generale destrezza e familiarità con i concetti legati ai social media, che verranno ora presentati.
Anche considerando un pubblico d’età maggiore, sfruttando i social media come veicolo per ottenere informanti per il crowdsourcing, benchè non è possibile prevedere un livello di digital literacy (Vocabolario Treccani, v.v. digital literacy) uniforme, è comunque possibile prevedere un livello minimo di destrezza necessaria a completare le richieste del sistema e l’inserimento dei dati.
3.1.1.1. Content
Il primo concetto scelto per questa ricerca è quello espresso dal termine inglese content. Con il termine content si intendono tutte le informazioni contenute all’interno di un post, di un blog, di un video, di un’immagine, etc. che vengono presentate su un social network. Il concetto di content risulta, in parte, difficile da definire con esattezza, anche per la mancanza di riscontri sui principali dizionari riguardo alle sue sfumature di significato legate al mondo dei social media e della tecnologia.
Nel dizionario dei Neologismi Treccani (2008) è possibile trovare due voci che corrispondono, in grandi linee, a questo concetto: contenuto digitale ed e-content; in entrambi i casi, questi vengono definiti come: „contenuto informativo di testi o documenti digitali o multimediali“ (Della Valle/Adamo 2008). Spesso, nel contesto particolare dei social media, il content implica anche un certo grado di intenzionalità: in molti casi infatti esso non è fine a sè stesso, ma coinvolge scopi di pubblicità, marketing oppure indagine. Importante è notare che il content è solitamente associato principalmente con alcuni tipi di social media, ovvero quelli che sono destinati alla pubblicazione di contenuti pianificati (per es. video su YouTube.com oppure post a scopo commerciale/pubblicitario su Instragram.com) piuttosto che piattaforme che offrono possibilità limitate di condivisione (per es. Snapchat che offre la possibilità di condividere foto e video per una durata massima di 24h oppure servizi di messaggistica quali WhatsApp, Line e Telegram).
Ma trattandosi di un concetto piuttosto astratto e con realizzazioni puramente virtuali, risulta difficile fornire un’immagine esplicativa, come è stato fatto per altri concetti di questa indagine, senza rischiare di sviare l’informante a descrivere il specifico content piuttosto che il concetto generale. Per questo motivo, il Crowdsourcing Tool mostrerà l’esempio „CHIARA FERRAGNI HA FATTO DEI SUOI …. UN’INDUSTRIA MILIONARIA“.
3.1.1.2. Emoji
Il secondo concetto in questa categoria è quello dell’EMOJI. Si tratta di simboli usati comunemente in messaggistica e social network, per sostituire il linguaggio corporeo che manca a causa della natura del medium.
Secondo l‘Encyclopaedia Britannica emoji ed emoticon hanno differente natura: mentre l’emoticon, più basilare, viene creata con l’uso di parentesi e altri segni di interpunzione mentre l’emoji è un pittogramma a colori, usato più comunemente al giorno d’oggi. Infatti l’emoji, a partire dalla loro comparsa nel 2011 nei sistemi operativi iOS e Android, ha sostituito la più basilare emoticon come espressione prediletta (Enciclopedia Treccani); tuttavia non è da escludere che alcuni informanti non facciano distinzione fra il concetto EMOTICON ed il concetto EMOJI nonostante gli esempi grafici forniti siano esclusivamente emojis.
Gli utenti troveranno la definizione „SIMBOLI, USATI COMUNEMENTE IN MESSAGGISTICA E SOCIAL MEDIA“, accompagnati da 3 esempi. Gli esempi forniti difatti sono quattro emojis: la prima il simbolo 🆒, in modo da non sviare l’informante a riconoscere soltanto emojis che rappresentano le emozioni umanoidi; la seconda emoji è la rappresentazione di una tigre 🐅; la terza è la „faccina con lacrime di gioia“ 😂, considerata dal Consorzio Unicode la emoji utilizzata più frequentemente in assoluto. Infine, l’ultima emoji rappresenta la versione 2015 dell’emoji Android per la „faccina sorridente“.
3.1.1.3. „Mi piace“
Il terzo concetto è sicuramente uno degli aspetti più rilevanti dei social media, la quale presenza ha avuto forte ripercussioni non solo sulla natura stessa dei social media, ma anche, per estensione, su aspetti psicosociali della vita e sulla percezione della realtà e di sè stessi dei loro utenti. Molti social media infatti presentano la funzione „mi piace“ (Engl. like, like button; Dt. liken, gefällt mir) con la quale gli utenti possono dimostrare l’apprezzamento per un post, un’immagine, un video, etc. Creato per la prima volta nel 2005, sulla piattaforma video Vimeo come sostituto della funzione „preferiti“, fu adattato nel 2009 dal social network Facebook, per poi essere successivamente integrato nel 2019 con altri tipi di „reazioni“ per ampliare lo spettro delle funzioni di feedback sul social network. Tuttavia l’impatto del „mi piace“ rimane indubbiamente quello più forte in ogni costellazione di social media, poichè è stato adattato dalla maggioranza delle piattaforme.
Gli utenti troveranno la definizione del concetto: „AZIONE OFFERTA DA MOLTI SOCIAL MEDIA PER ESPRIMERE L’APPREZZAMENTO DI UN POST“ accompagnato dall’esempio grafico del simbolo „mi piace“ di Facebook, rappresentato dall’icona „pollice in sù“.
3.1.1.4. Meme
Il quarto concetto della categoria rappresenta un fenomeno di nuova natura, presente soltanto nella realtà di Internet e dei social media: il MEME. La sua definizione nel Vocabolario Treccani rimane piuttosto vaga (Vocabolario Treccani, v.v. meme) ma il Oxford English Dictionary ne fornisce una più precisa:
An image, video, piece of text, etc., typically humorous in nature, that is copied and spread rapidly by internet users, often with slight variations. Also with modifying word, as internet meme, etc. (OED 2001, v.v. meme, n. 2)
Questo termine, nonostante la sua rilevanza nel contesto dei social media, rappresenta dal punto di vista linguistico di questa ricerca un punto spinoso: con il metodo scelto del crowdsourcing risulterà infatti molto difficile estrapolare una varianza, a meno che non compaiano termini non-standard di tipo morfo-lessicale completamente diverso, dallo standard italiano, basato sul termine inglese. Il vocabolario Treccani non fornisce alcuna delucidazione riguardo la pronuncia del termine, che in inglese britannico viene realizzata con /mıːm/ mentre in inglese americano con /mım/ (OED 2001, meme, n. 2 ). In italiano standard, le realizzazioni potrebbero anche includere /mɛme/ oppure, meno probabilmente, /meme/. Tuttavia questo tipo di variazione, riguardo una parola con alte probabilità di influenza standard, potrebbe essere difficile da rilevare con lo strumento a disposizione.
Nel crowdsourcing il concetto meme è presentato con la descrizione: „IMMAGINE, VIDEO, TESTO ECC., TIPICAMENTE IRRIVERENTE, CHE VIENE COPIATO E SI DIFFONDE RAPIDAMENTE FRA GLI UTENTI DI INTERNET, SPESSO CON ALCUNE VARIAZIONI“ mentre l’immagine fornita rappresenta una meme creata dal team di Wikipedia scelta, non solo per la sua disponibilità nel web ma anche per la relativa „neutralità“ del contenuto.
3.1.1.5. Taggare
Per il quinto concetto che prenderemo in esame si tratta, ancora una volta, come „mi piace“ di un verbo e di una funzione tipicamente utilizzata in informatica e propria di molti social networks. In generale, nel contesto informatico TAGGARE (dall’inglese tag, etichetta) significa „marcare gli elementi di un file“ (Vocabolario Treccani, v.v. taggare). In social media, questo ha assunto il significato di „marcare un altro utente“, spesso utilizzando la formula „@ + nomeutente“. La chiocciola viene usata specificamente per marcare un altro utente, a differenza di altri simboli, quali il cancelletto #, di cui discuteremo in seguito.
3.1.1.6. Hashtag/Cancelletto
Il sesto concetto della categoria social media è il concetto di hashtag. Come il tag, si tratta di una forma di marker che però non è indirizzata ad altri utenti, bensì ad argomenti di interesse, luoghi, oggetti, frasi, ecc. Secondo il Treccani, l‘hashtag si definisce come una „parola o frase (composta da più parole scritte unite), preceduta dal simbolo cancelletto (#), che serve per etichettare e rintracciare soggetti di interesse“ (Vocabolario Treccani, v.v. hashtag).
Realizzato con l’utilizzo del simbolo #, cancelletto in italiano standard (Vocabolario Treccani, v.v. hashtag).
3.1.2. Sottocategoria: ecologia
Le tematiche dell’ecologia, dell’ecosostenibilità e del cambiamento climatico sono di estrema rilevanza nel contesto moderno, alpino e non, soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni. Basti pensare all’impatto sociale e politico che il movimento Fridays for Future, lanciato dalla studentessa e attivista svedese Greta Thunberg nel 2018 e che, grazie ad un’estensiva presenza sui social media, ha coinvolto giovani studenti e studentesse in tutto il mondo.
Nel contesto alpino il tema ecologia, soprattutto considerando l’unicità, la varietà e la delicatezza dell’ecosistema alpino, nonché la sua grande rilevanza per il turismo e l’economia, riveste una posizione di primaria importanza. Si pensi alle principali tematiche della Convenzione delle Alpi, che dal 1995 si occupa della protezione e dello sviluppo sostenibile dell’arco alpino. L’intero arco alpino infatti risente in maniera particolarmente evidente dei cambiamenti climatici, dell’aumento delle temperature e degli eventi estremi ma le istituzioni sono tenute anche alla considerazione delle necessità sociali ed economiche degli oltre 14 milioni di abitanti (Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi 2019, 5-7).
In questa luce andremo ad analizzare alcuni dei termini legati all’ecologia ed allo sviluppo ecosostenibile nel contesto alpino ritenuti più rilevanti ai fini di questa ricerca.
3.1.2.1. Cambiamento climatico
Forse la parola più rilevante di questa sottocategoria è il concetto di CAMBIAMENTO CLIMATICO, Dt. Klimawandel e Ingl. climate change. Il Dizionario dell’ecologia definisce il cambiamento climatico globale con:
globaler Klimawandel, globale Klimaveränderung (global climate change): weltweite Temperaturerhöhung (engl. global warming) aufgrund des → Treibhauseffekts (Abb. 20). In den letzten 100 Jahren gab es einen Temperaturanstieg um etwa 0,8 °C. Parallel stieg der CO2-Gehalt der Atmosphäre von 280 ppm auf 360 ppm. Über mathematische Modelle („Klima- modelle“, engl. climate models) werden Vorhersagen gemacht über Veränderungen im Klima bei einem weiteren Anstieg der CO2-Konzentration. Unter anderem werden sich die Vegetationsgürtel verschieben; das Niederschlagsregime wird beeinflusst; der Meeresspiegel wird ansteigen; Meeresströmungen können sich verändern. → globaler Wandel. (Schaefer 2012, 106).
Importante è sottolineare che il concetto di cambiamento climatico non è da considerarsi un insieme di fenomeni completamente naturali, comparabili a quelli che sono avvenuti anche in epoca preistorica, ma per i quali l’essere umano ha avuto e sta ancora avendo grande influenza. Come illustrato nel Vocabolario Treccani, anche in contesto italofono, il concetto di cambiamento climatico comprende l’innalzamento della temperatura media terrestre, l’aumento dei gas „effetto serra“ nonché lo scioglimento dei ghiacciai polari ed il conseguente innalzamento dei livelli di oceani e mari, eventi atmosferici estremi e non implica soltanto gli effetti sul clima, ma anche „fattori politici, giuridici, etici, economici e scientifici“ (Vocabolario Treccani, v.v. cambiamento climatico).
Per questo motivo il concetto nel crowdsourcing tool è stato descritto come: FENOMENO DI VARIAZIONI ATMOSFERICHE GENERALIZZATE E A LIVELLO MONDIALE, A CAUSA DELLA PRESENZA DELL’UOMO. Con questa definizione si è voluto sottolineare il coinvolgimento diretto dell’uomo, mantenendo tuttavia la descrizione il più generale possibile. Anche per questo concetto non sono state inserite immagini esplicative poichè il concetto nel suo intero è descrivibile soltanto attraverso le immagini dei singoli fenomeni (ad esempio, la foto di un paesaggio in siccità o di un ghiacciaio) e queste probabilmente confonderebbero l’informante sulla natura del concetto.
3.1.2.2. Fare la raccolta differenziata dei rifiuti/riciclaggio dei rigiuti
Il secondo concetto preso in considerazione è strettamente legato a quello di cambiamento climatico, in quanto una delle prime misure attuate a livello nazionale per contrastare l’impatto dell’uomo sull’ambiente naturale. Assieme alla crescente consapevolezza comune e copertura mediatica delle tematiche riguardanti il cambiamento climatico, i governi nazionali e le autorità locali hanno sentito la necessità di attuare misure efficaci per la salvaguardia dell’ambiente. A partire dagli anni ’80 infatti il governo attuò i primi decreti riguardanti la raccolta differenziata dei rifiuti, andando ad implementare la raccolta differenziata e lo smaltimento consapevole dei rifiuti prima a livello industriale, poi a livello domestico. Inoltre con il sistema di raccolta differenziata porta a porta, che ha portato l’usanza della separazione dei rifiuti all’interno delle case, ha ulteriormente contribuito ad aumentare la rilevanza e la presenza di questo concetto nella vita quotidiana.
Il concetto richiesto si riferisce in particolare al FARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA, la quale nel Vocabolario Treccani non viene definita come voce a sè stante, ma come parte del termine più generale „raccolta“ (Vocabolario Treccani, v.v. raccolta), al contrario del termine composito tedesco Mülltrennung, che definisce il concetto in un’unica parola. La definizione proposta nel crowdsourcing tool per questo concetto è: ATTO DI SEPARARE I RIFIUTI PER TIPO (UMIDO, SECCO, CARTA, PLASTICA, ETC.). Nel tentativo di esplicare il concetto in una sola parola, poichè altri concetti richiesti in questa ricerca sono esprimibili in un solo lemma, alcuni informanti potrebbero sostituire al concetto di raccolta differenziata quello di „riciclaggio dei rifiuti“. Questo concetto esprime infatti, più in generale „la reintroduzione di rifiuti nel ciclo produttivo che li ha generati“ (Gavasci/Pomi 2007). La raccolta differenziata è parte integrante del processo di riciclaggio dei rifiuti, nonché uno dei primi e più importanti passi, che richiede la collaborazione dei singoli cittadini e degli enti locali. Di conseguenza è possibile prevedere che alcuni, per metonimia, nominino il concetto „raccolta differenziata“ come „riciclaggio dei rifiuti“, o una variazione locale dello stesso tipo morfo-lessicale. Questi verranno considerati come equivalenti per la descrizione del concetto e semplicemente appartenenti a tipi morfo-lessicali diversi.
Come immagine descrittiva è stato scelto il simbolo universale del riciclaggio ♻︎, di dominio pubblico.
3.1.2.3. Isola ecologica / ecopiazzola / ecocentro
Il terzo concetto preso in esame si collega direttamente al secondo, poichè si tratta del concetto di ISOLA ECOLOGICA/ECOPIAZZOLA/ECOCENTRO. Il termine isola ecologica compare nel Vocabolario Treccani dei Neologismi (2008) e viene definito come „area attrezzata per la raccolta differenziata di rifiuti di ogni tipo“ (Vocabolario Treccani, v.v. isola ecologica) mentre ecopiazzola è più recente, inserito nel 2014, e si definisce con „piazzola comunale destinata alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani“ e sinonimo di isola ecologica (Vocabolario Treccani, v.v. ecopiazzola). Dal punto di vista legislativo, per la Regione Veneto, per esempio, ecopiazzola e isola ecologica sono concettualmente equivalenti: la Deliberazione della Giunta Regionale n. 769 del 11 marzo 2005 definisce infatti:
„L‘ „isola o piazzola ecologica“ è un’area dotata di pavimentazione solida in genere di cemento o asfalto che ospita uno o più contenitori (bidoni o cassoni) destinati al conferimento delle frazioni differenziate dei rifiuti urbani da parte dei privati cittadini. In genere queste strutture vengono localizzate in posti facilmente accessibili come bordi stradali o perimetri cimiteriali e si distinguono dagli ecocentri per il fatto di non essere custodite e, talvolta, nemmeno recintate.“ (Giunta Regionale del Veneto 2005, 1)
Invece gli altri centri di raccolta presenti sul territorio Veneto vengono denominati „ecocentri“, che si differenziano dalle isole ecologiche per il fatto che essi richiedano „la presenza costante, nei momenti di apertura al pubblico, di uno o più addetti al fine di controllare l’effettivo conferimento dei rifiuti“ (Giunta Regionale del Veneto 2005, 1). Questi perciò sono di conseguenza luoghi pubblici non accessibili 24 ore su 24, recintati e custoditi. Sul territorio bellunese sono presenti ufficialmente ben 35 ecocentri, molti di più che nelle altre province venete, come per esempio Vicenza, la quale ne possiede soltanto quattro, chiamati „riciclerie„.
Di conseguenza, dal punto di vista linguistico, è possibile prevedere un’alta interferenza delle varie varianti standard, „isola ecologica“, „ecocentro“, etc. Anche in questo caso esso verrà considerato come una varianza di tipo morfo-lessicale dello stesso concetto, poichè nel linguaggio comune, e per il cittadino non vi è alcuna differenza di utilizzo fra isola ecologica ed ecocentro: entrambi sono luoghi dove poter esercitare la raccolta differenziata dei rifiuti. Per questo motivo la definizione fornita nel crowdsourcing tool è la seguente: SPAZIO PUBBLICO ATTREZZATO ALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI, ANCHE NON SMALTIBILI NEL NORMALE SISTEMA DI RACCOLTA. L’immagine esemplificativa mostra un’isola ecologica classica.
3.1.2.4. Panello solare/fotovoltaico
Il prossimo concetto della categoria „ecologia“ si distanzia parzialmente dai precedenti in quanto si tratta di una forma di ricavo di energia pulita domestica: il PANNELLO SOLARE e FOTOVOLTAICO. Entrambi i sistemi sono volti al ricavo di energia solare, ma mentre il primo converte l’energia solare in energia termica per il riscaldamento dell’acqua e dell’ambiente domestico, il secondo converte l’energia solare in energia elettrica (Farinelli 1995, 366). Esteriormente, per quanto riguarda gli impianti domestici, non vi è grande differenza fra un pannello solare termico ed un pannello fotovoltaico: in molti casi sono infatti presenti entrambe le tipologie su un tetto. Infatti la loro presenza sul territorio è stata incentivata massivamente da provvedimenti nazionali, quali il Decreto Legislativo del 3 Marzo 2011, n. 28 che ha disposto l’installazione obbligatoria di impianti ad energia rinnovabile su edifici di nuova costruzione o ristrutturazioni, sia ad uso privato che ad uso commerciale.
La definizione presente sul crowdsourcing tool è: INSTALLAZIONE VOLTA AL RICAVO DI ENERGIA, accompagnata da due immagini di pannelli solari/fotovoltaici, delle quali una rappresenta un impianto domestico, l’altra un impianto più grande, a scopo industriale o commerciale.
3.1.2.5. Centralina idroelettrica
Invece il prossimo concetto, benchè sempre legato alle energie rinnovabili, risulta essere una questione piuttosto ostica nell’ambiente alpino. L’energia idroelettrica risulta una delle risorse più importanti per l’Italia in generale, arrivando a coprire il 10,9% del fabbisogno elettrico del paese (dati forniti da Terna Group S.p.A, 2017 nel rapporto annuale); ed è proprio sull’arco alpino dove si trovano, ancora oggi, la grande maggioranza delle centrali idroelettriche del paese che in passato soddisfavano quasi esclusivamente il fabbisogno elettrico. Nella provincia di Belluno, secondo i dati dell’ARPAV, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, nella provincia di Belluno, tutta l’energia prodotta sul territorio proviene da fonte rinnovabile ed oltre il 66% è di origine idroelettrica (ARPAV 2012, 7). Tuttavia l’energia non proviene da centrali di media e grande portata, ma soprattutto da piccole centrali idroelettriche a bassa portata poste sul corso di torrenti, rii, rigagnoli, ecc. Questo tipo di centrale viene comunemente chiamata „centralina (idroelettrica)“.
Il Vocabolario Treccani non fornisce una definizione particolare per questo tipo di centrale: sotto la voce „centralina“ infatti vengono descritti altri dispositivi, anche elettrici, ma di natura completamente diversa (Vocabolario Treccani, v.v. centralina). Tuttavia è possibile riscontrare il termine, in questo specifico contesto, nei numerosi articoli di giornale che denunciano la bassa rendita energetica di queste mini centrali a fronte di un alto impatto ambientale.
Gli informanti dovrebbero perciò essere a conoscenza del concetto, visto la grande rilevanza per il territorio e l’ambiente politico alpino. La definizione del concetto è così presentata nel crowdsourcing tool: STRUTTURA DI PICCOLE DIMENSIONI PER LA PRODUZIONE DI CORRENTE, POSTA SU RUSCELLI/PICCOLI FIUMI ed esemplificata con l’immagine di una centralina posta su un ruscello.
3.1.2.6. Paravalanghe
Anche questo prossimo concetto è strettamente legato alla vita sull’arco alpino, poichè costituisce un’importante opera di difesa per la protezione delle infrastrutture e della vita montana, soprattutto a fronte dei crescenti cambiamenti climatici che minacciano l’equilibro dell’ecosistema alpino e della massiva presenza turistica.
Il termine è stato inserito nella categoria concettuale „ecologia“ poichè, benchè il concetto possa anche essere legato agli sport invernali, la funzione principali dei dispositivi paravalanghe è quella di proteggere i centri abitati, gli edifici montani, le strade e le ferrovie e la loro presenza è perciò in parte indipendente dallo sfruttamento della montagna come risorsa turistica e per attività sportive.
Dal punto di vista linguistico, secondo il dizionario Treccani il paravalanghe è un termine generico per una struttura „costituita da gallerie artificiali, cioè eseguite a cielo aperto, o da robuste tettoie di legno e travi di ferro, posta lungo le falde soggette a cadute di valanghe o slavine, per proteggere le strade, le ferrovie e i comprensori sciistici“ (Vocabolario Treccani, v.v. paravalanghe). Benchè il termine italiano copra anche le gallerie paravalanghe (dt. Lawinengalerie), queste svolgono anche la funzione di proteggere da eventuali frane oppure da colate detritiche al di fuori della stagione invernale. Al contrario le reti paravalanghe svolgono la sola specifica funzione di contenere le slavine e costituiscono al giorno d’oggi l’opera di difesa montana attiva più comunemente usata (WSL - SLF 2020). Per questo motivo è stata scelta un’immagine di una rete paravalanghe per accompagnare la definizione „STRUTTURA DI DIFESA MONTANA CONTRO CEDIMENTI DI AMMASSI NEVOSI“.
3.1.2.7. Ecoturismo/turismo ecologico
Per quanto riguarda quest’ultimo concetto della categoria ecologia si tratta del concetto di ECOTURISMO o TURISMO ECOLOGICO. Esso si tratta di una forma di turismo ecosostenibile, ovvero a basso o zero impatto ambientale, in mete ad alto interesse ambientale e naturalistico. I dizionari Treccani non offrono nessuna definizione né per il termine ‚ecoturismo‘, né per ‚turismo ecologico‘, ma il termine ‚ecoturismo‘ compare nel Dizionario Garzanti con la definizione „turismo che ha come meta luoghi interessanti dal punto di vista ambientale e che si pratica con il massimo rispetto per l’ambiente naturale“ (Garzanti, v.v. ecoturismo).
Il Dizionario dell’Ecologia tedesco invece propone una definizione leggermente più estesa:
Ökotourismus (ecotourism): auch „ökologischer Tourismus“; ein ökologisch verantwortlicher Tourismus, der die Umwelt nicht beeinträchtigt und zu ihrem Schutz wie auch dem Wohlergehen der lokalen Bevölkerung beitragen kann. Er umfasst naturbezogene Aktivitäten in attraktiven, naturnahen, häufig geschützten Gebieten und kann ökonomisch, also für seine nachhaltige Entwicklung, von Bedeutung sein. (Schaefer 2012, 206)
Il termine ecotourism ha origine negli anni ’70 e prevede quattro massime principali:
1. minimo impatto sull’ambiente;
2. minimo impatto, e massimo rispetto, per le culture ospitanti;
3. massimo profitto economico per le culture ospitanti, specialmente per le comunità popolari;
4. massima soddisfazione „ricreativa“ per i turisti partecipanti. (Bellantyne/Parker 2013, 19).
Benchè l’ecoturismo in senso stretto è stato praticato con più prevalenza, e con i risultati più evidenti, in paesi in via di sviluppo, l’attenzione al ridotto impatto ambientale è un fenomeno in rapida crescita, anche per quanto riguarda le forme più tradizionali di turismo. Attraverso istituzioni nazionali come Legambiente e l’ecolabel Legambiente Turismo, le attività turistiche hanno accesso a risorse per minimizzare il loro impatto sull’ambiente, favorendo il riciclo dei rifiuti, la mobilità sostenibile, l’utilizzo di energie pulite, etc. Sulla stessa onda di pensiero, l’associazione Alpine Pearls si occupa di garantire vacanze ecosostenibili in numerose località alpine.
Vista la rilevanza, il concetto verrà richiesto con la definizione: FORMA DI TURISMO CHE PREVEDE UN BASSO IMPATTO SULL’AMBIENTE, IN PARTICOLARE IN AREE PROTETTE E DALL’ALTO INTERESSE NATURALISTICO. Questa definizione dovrebbe essere in grado di delineare l’aspetto „eco“ di questa forma di turismo sempre più comune, o comunque richiamare all’eco sostenibilità di questo. Per questo è possibile aspettarsi varianti alternative del concetto, quali „turismo ecologico“ oppure „turismo (eco-)sostenibile“.
3.1.3. Sottocategoria: sport
L’ultima categoria di concetti che andremo ad analizzare è quella degli sport, con particolare attenzione agli sport invernali, i quali senza dubbio occupano una posizione di rilievo nella vita moderna alpina. Sulle Dolomiti, con 396 km di piste da sci e 120 impianti di risalita(Skiresort.it , ultimo accesso 15.10.2020), l’industria dello sci e del turismo invernale è perciò di grande rilevanza e costituisce una grande parte (in particolare i mesi da Gennaio a Marzo) degli introiti turistici totali (Camera di Commercio Treviso - Belluno 2017, 27). Inoltre, da non dimenticare è l’importanza di Cortina d’Ampezzo per questa industria: già città ospite dei Giochi Olimpici Invernali del 1956, ospiterà i Campionati del Mondo di Sci Alpino 2021 nonché, assieme a Milano, i Giochi Olimpici Invernali 2026.
Questa sottocategoria si occuperà perciò di concetti strettamente legati agli sport invernali e agli sport che hanno un importante ruolo nella tradizione montana e nel settore turistico di tutto il territorio. Ritengo tuttavia importante sottolineare che la scelta dei seguenti concetti è stata operata, non solo a fronte della loro rilevanza culturale, ma anche, in alcuni casi, per la loro natura di neologismi oppure per la marcata influenza diatopica nell’uso comune del concetto.
3.1.3.1. Ski-lift/Sciovìa
Il primo concetto della categoria sport è il concetto di SKI-LIFT, ovvero degli impianti di risalita sulle piste da sci. Il concetto in sè necessita di alcune delucidazioni: in lingua tedesca infatti lo Skilift è definito come „mechanische Vorrichtung, die Skiläufer mit angeschnallten Skiern bergaufwärts befördert“ (Duden 2020, v.v. Skilift) ma comunemente associato anche ad altri impianti di risalita, quali la seggiovia oppure la funivia. In inglese invece il termine ski-lift è associato principalmente alla seggiovia e definito come „a chair-lift, or any of various types of apparatus for hauling skiers uphill“ (OED 2001, v.v. lift n.2 III, 10b). In lingua italiana il concetto ha una definizione ben più precisa, a seconda del tipo di impianto di risalita: lo skilift, in italiano sciovìa, usato esclusivamente per „impianto funicolare terrestre per il traino di sciatori su piste di risalita lungo pendii innevati o ghiacciati, con tracciato di norma rettilineo“ (Vocabolario Treccani, v.v. sciovìa); la seggiovìa per identificare gli impianti di risalita con sedili per due o più persone (Vocabolario Treccani, v.v. seggiovìa) e la cabinovìa (comunemente anche detta funivìa) per gli impianti con cabine da quattro o più posti (Vocabolario Treccani, v.v. cabinovìa).
Nonostante la chiarezza nella definizione dei termini in italiano standard è tuttavia possibile aspettarsi che alcuni informanti associano al concetto il termine più generale di „funivìa“ o una variante di esso, oppure che vi associno l’anglicismo skilift, sopratutto considerando la forte presenza di turisti anglofoni e germanofoni nell’area. In tal caso è possibile inoltre prevedere una trasformazione della plosiva velare [k] della pronuncia inglese e tedesca alla fricativa postalveolare [ʃ] come tipico d’altronde della parola „sci“.
Nel crowdsourcing tool perciò il concetto è stato definito con: IMPIANTO DI RISALITA A FUNE ADIBITO AL TRAINO DEGLI SCIATORI SUGLI IMPIANTI SCIISTICI ed accompagnato da un’immagine di una comune sciovìa con elemento a T.
3.1.3.2. Gatto delle nevi / battipista
Il secondo concetto della categoria è altrettanto legato al mondo dello sci; si tratta del gatto delle nevi, detto anche battipista, il mezzo cingolato usato per battere la neve sulle piste da sci, ergo per comprimere la neve oppure per il trasporto di persone e cose (Vocabolario Treccani, v.v. gatto, 5e). In tedesco invece il concetto viene espresso dal termine „Pistenraupe“ (Duden 2020, v.v. Pistenraupe), „Schneekatze“ (Duden 2020, v.v. Schneekatze) oppure „Schneeraupe“ (Duden 2020, v.v. Schneeraupe).
L’etimologia dei vari termini per questo concetto risulta piuttosto interessante: una delle prime aziende a commercializzare il mezzo fu la statunitense Tucker, che chiamò il loro modello „Sno-cat®“, come abbreviazione di „snow-caterpillar“, composto da snow (neve) e caterpillar (lett. bruco; sinonimo per il cingolo, reso celebre dall’omonima compagnia americana Caterpillar®). Nonostante la Tucker fu presto superata dalla competizione, il nome „snowcat“ da esso derivato divenne la denominazione più comune ed utilizzata per ogni mezzo cingolato da neve.
Il termine probabilmente ha perciò subito fenomeni di „folk etymology“ e „re-analysis“ (citation needed) poichè, nel tradurre il termine dall’inglese all’italiano, „cat“ è stato interpretato come „gatto“ e non come abbreviazione di „caterpillar“ (bruco), come invece è accaduto nell’area germanofona, dove viene chiamato „Schnee-“ o „Pistenraupe“ (bruco da neve/pista). Quindi è possibile, anche se improbabile, che alcuni informanti preferiscano un termine più simile alla variante germanofona piuttosto che il termine più vicino all’italiano standard. Inoltre è possibile prevedere una forte varianza per questo concetto proprio data la natura della terminologia; nonostante descriva un concetto moderno, esso è composto da „gatto“ e „neve“ (oppure eventualmente „bruco“), i quali sono concetti ben più datati e con una probabile maggiore influenza dialettale. Ad esempio la Banca dialettale Ladina (BLad) fornisce il termine „giat batiportoi“, traducibile in standard con „gatto battipista“ a descrizione del gatto delle nevi (BLad 2007, v.v. gatto della neve). In Ladino Standard infatti il concetto di „pista“ è descritto dal termine „purtoi“ (BLad 2007, v.v. pista). Importante è tuttavia notare come il sinonimo standard „battipista“ venga tuttavia, in sci alpino, utilizzato per indicare la persona incaricata „di percorrere il tracciato sul quale si svolgerà una gara, per rendere la neve compatta e scorrevole“ (Vocabolario Treccani, v.v. battipista, 1).
Nel crowdsourcing tool gli informanti troveranno la definizione: MEZZO CINGOLATO PER MUOVERE SULLA NEVE, USATO SPESSO PER LA PREPARAZIONE DELLE PISTE DA SCI, sempre accompagnata da una foto del mezzo in azione.
3.1.3.3. Motoslitta
Il terzo concetto di questa categoria è la motoslitta; anche questo termine presenta alcune incongruenze e difficoltà nella sua esatta definizione. Essendo anch’essa un’invenzione di matrice nordamericana, canadese francofona per l’esattezza, il termine originale era auto-neige mentre il termine inglese era snowmobile, basato sulla stessa matrice di automobile. Infatti i primi modelli, realizzati dall’inventore canadese Joseph-Armand Bombardier erano principalmente destinati al trasporto di più persone (il primo modello in assoluto, il B7, era in grado di trasportare fino a 7 persone(MacDonald 2012, 16)) ma, a partire dagli anni ’50, l’omonima azienda si concentrò su prodotti d’intrattenimento per una o due persone, commercializzati col nome Ski-doo® (MacDonald 2012, 32). Grazie ad una massiva campagna pubblicitaria negli anni ’60 ed una spedizione di successo al Polo Nord, i modelli sportivi superarono ben presto quelli industriali e portarono la snowmobile a diventare sinonimo dei modelli monoposto, piuttosto di quelli più grandi (MacDonald 2012, 40-42).
Per quanto riguarda la resa italiana del termine, il termine snowmobile sul Dizionario Garzanti (Garzanti, v.v. snowmobile) viene tradotto con due varianti: motoslitta e gatto delle nevi; per questa ricerca tuttavia non vi dovrebbe essere alcun problema nella distinzione fra i due concetti, poichè il gatto delle nevi svolge la specifica funzione di preparare le piste da sci, e non soltanto la funzione di trasporto. Invece le definizioni di motoslitta sul vocabolario Treccani si presentano come antiquate (Vocabolario Treccani, v.v. motoslitta), poichè si riferiscono principalmente a modelli rudimentali (di slitta con propulsione ad elica, oppure di motocicletta con pattini da sci e cingolato) piuttosto di quelli più raffinati attualmente in commercio.
Per questo motivo la definizione scelta per il crowdsourcing tool è: MEZZO DI TRASPORTO A TRAZIONE MECCANICA PER MUOVERSI SULLA NEVE, CON DUE SCI SULLA PARTE ANTERIORE E CINGOLATO SULLA PARTE POSTERIORE, anche questa accompagnata da una foto del mezzo sulla neve.
3.1.3.4. Scarponi da sci
Continuando con gli sport invernali, il prossimo concetto rimane sempre legato al mondo dello sci, data la sua rilevanza per la vita alpina moderna: lo scarpone da sci. In italiano standard, lo scarpone da sci viene definito sotto la voce scarpone sul Vocabolario Treccani:
[…] scarponi da sci, costruiti generalm. in materiale plastico, con o senza scarpetta interna, suola piatta nel caso dello sci da pista o di gomma scolpita (per eventuali tratti a piedi) per lo sci-alpinismo, chiusura mediante ganci e conformati in modo da adattarsi agli attacchi degli sci mediante apposite sporgenze. (Vocabolario Treccani, v.v. scarpóne)
La scelta di questo concetto, oltre alla rilevanza per la tematica „sport invernali“, è stata dettata anche in questo caso dalla possibile alta varianza nella descrizione del concetto. Allo stesso modo del concetto „gatto delle nevi“, il concetto di „scarponi da sci“, benchè relativamente recente, può essere descritto da termini più antiquati e di uso comune, e perciò con alta influenza diatopica. Infatti nel corpus Fascian del BLad il concetto di „scarponi da sci“ viene presentato come „ciuzé da schi“ ovvero il termine comune ladino per scarpa „ciuzé“ con la specificazione della funzione particolare (BLad 2007, v.v. scarponi da sci). In questo caso, il termine „ciuzé“ è sinonimo sia dello standard „scarpa“ che „scarpone“; è possibile perciò dedurre che in Ladino standard non vi è alcuna distinzione concettuale fra i tipi di calzatura.
Il crowdsourcing tool presenta anche in questo caso un’immagine di scarponi da sci e la descrizione: „CALZATURA UTILIZZATA DAGLI SCIATORI PER AGGANCIARSI AGLI ATTACCHI DEGLI SCI/SNOWBOARD“.
3.1.3.5. Scarpe da neve/racchette da neve/ciaspole
Il prossimo concetto riguarda ancora le calzature da neve e, oltre ad essere rilevante dal punto di vista concettuale, poichè si tratta di un elemento proprio della vita e negli sport alpini, costituisce anche un termine molto interessante dal punto di vista linguistico.
Il concetto è relativamente datato, e compare nell’Enciclopedia Treccani del 1936 sotto la dicitura „SCARPA da neve“ e descrive vari tipi di calzature con una vasta superficie plantare usate per camminare speditamente sulla neve. L’articolo presenta tre tipi di scarpa da neve: la scarpa da neve primitiva, la racchetta canadese e lo sci. Escludendo lo sci, per la sua forma chiaramente diversa, è bene far distinzione fra i primi due termini. Con la scarpa da neve primitiva vengono associate calzatura di varia forma, utilizzate dalle popolazioni autoctone di varie parti del mondo; esse sono però accomunate da un telaio e da corde intrecciate. Fra gli esempi vi sono anche illustrazioni di scarpe comunemente usate nei Grigioni e da soldati svizzeri (Enciclopedia Treccani, v.v SCARPA da neve). Al contrario, per la racchetta canadese l’autore dell’articolo specifica l’origine del nome, richiamando la somiglianza con una racchetta da tennis ed il fatto che questa calzatura veniva usata dagli Hurons della regione dei Grandi Laghi, e si differenzia dalle altre calzature per l’intreccio più intricato e sofisticato. Tuttavia egli precisa che il termine „racchetta da neve“ può essere usato per tutti i pattini da neve (Enciclopedia Treccani, v.v SCARPA da neve).
La novità, tuttavia, è la comparsa e la diffusione del termine „ciaspola„, ovvero un termine vernacolare a descrizione della „racchetta da neve“ che è entrato come neologismo nell’italiano standard nel 2012, ma con le prime attestazioni risalenti al 1992 (Vocabolario Treccani, v.v. ciaspola). Il termine è stato reso popolare soprattutto dall’attività sportiva della „ciaspolata„, ovvero la camminata o passeggiata sulla neve con le racchette da neve, diventata popolare negli ultimi anni e molto attraente poichè adatta a tutte le fasce d’età.
Il termine „ciaspola“ si è integrato perfettamente come prestito linguistico dal dialetto, diventando persino produttivo con la formazione del verbo „ciaspolare„, come attestato nel Vocabolario Treccani dei Neologismi (2012) (Vocabolario Treccani, v.v. ciaspolare).
Gli informanti nel crowdsourcing tool troveranno la definizione: CALZATURA PER SPOSTARSI VELOCEMENTE A PIEDI SULLA NEVE FRESCA ed un’immagine di racchette da neve/ciaspole moderne.
3.1.3.6. Arrampicata
Il prossimo concetto si distanzia invece dagli sport invernali, ma rimane un’attività estremamente legata all’ambiente alpino: l’arrampicata su roccia. L’attività sportiva comprende vari sottogeneri: l’arrampicata libera (ingl. free climbing, dt. Klettern), che sfrutta esclusivamente le formazioni naturali e la forza dell’uomo per la progressione e l’arrampicata artificiale (ingl. aid climbing, dt. technisches Klettern) che invece sfrutta strutture artificiali, quali chiodi e ganci per facilitare la scalata (cf. (Enciclopedia Treccani, v.v. arrampicata).
La storia dello sport è, naturalmente, legata alla montagna ma anche strettamente legata all’arco alpino: alcuni dei pionieri erano infatti prima alpinisti, poi arrampicatori. Una volta che il focus degli alpinisti si spostò dall’arrivare in vetta con ogni mezzo necessario alla tecnica di scalata e la prestanza fisica necessaria, l‘arrampicata divenne negli anni Settanta una disciplina sportiva a sè stante(Enciclopedia Treccani, v.v. free climbing). Inoltre, lo sport rappresenta anche una forte attrattiva per quanto riguarda le palestre indoor, con un’ampia offerta presente su tutto il territorio alpino e non.
La descrizione presente nel Crowdsourcing è: SPORT, SALITA DI UNA PARETE ROCCIOSA (NATURALE O ARTIFICIALE). Ad essa si accompagna un’immagine di uno scalatore libero su una parete verticale naturale, sulle Dolomiti.
3.1.3.7. Mountain Bike
Il seguente concetto è anch’esso legato a sport estivi e rappresenta l’attrezzo fondamentale per una serie di discipline sportive: la mountain bike, un tipo di bicicletta specialmente concepita per percorsi fuori strada.
Sin dai primi anni della storia della bicicletta, il cui primo esemplare verificato risale al 1817 (Pedaling History Bicycle Museum, ultimo accesso 21.01.2021), i modelli vennero presto modificati per meglio adattarsi a terreni impervi e fuori strada, spesso con l’aggiunta di telai rinforzati. Al giorno d’oggi le mountain bike sono meglio caratterizzate, a differenza delle biciclette da strada, dalla presenza di sospensioni e dalla loro configurazione più robusta.
Come già il nome stesso suggerisce, le mountain bikes rappresentano un attrezzo sportivo legato strettamente alla montagna. Inoltre la loro versatilità ha permesso che varie discipline sportive si sviluppassero a partire dal concetto originale: cross country, enduro, downhill, trail biking, free ride, etc. ognuna delle quali sfrutta alcune caratteristiche specifiche dell’ambiente montano e della struttura delle biciclette.
Dal punto di vista linguistico questo termine è stato scelto poichè non esiste, almeno non registrata in una dei vocabolari usati come riferimento in questa ricerca, una espressione in „italiano standard“ per questo termine, ma bensì il prestito dall’inglese mountain bike. Difatti il vocabolario Treccani presenta la voce mountain bike senza alcun corrispettivo „italiano“ (Vocabolario Treccani, v.v mountain bike). Nonostante il prestito dalla lingua inglese venga comunemente usato nello standard, non è da escludere che non siano presenti delle varianti diatopiche non influenzate dalla lingua inglese. Anche per questo motivo il termine è stato scelto per questa ricerca.
Nel Crowdsourcing gli informanti troveranno la dicitura: BICICLETTA PER MUOVERSI ANCHE SU TERRENI NON ASFALTATI; SI DISTINGUE PER LE SOSPENSIONI AMMORTIZZATE, IL TELAIO ROBUSTO E LE GOMME PIÙ LARGHE E TASSELLATE.
Accompagnata dall’immagine di una tipica mountain bike.
3.1.3.8. Soccorso Alpino
Infine, l’ultimo concetto presente nella sezione „vita moderna“ riguarda il termine generale per il corpo di protezione montana attivo su tutto il territorio nazionale italiano: il soccorso alpino.
In Italia, il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) è una sezione operativa del Club Alpino Italiano (CAI); i suoi scopi principali sono, per citarne alcuni, „effettuare gli interventi di ricerca e soccorso, recupero e trasporto sanitario e non sanitario degli infortunati, dei pericolanti e dei soggetti in imminente pericolo di vita […] in ambiente montano, ipogeo e in ogni altro ambiente ostile ed impervio del territorio nazionale […]“ e „attuare la prevenzione e la vigilanza degli infortuni nell’esercizio delle attività alpinistiche, sci-alpinistiche, escursionistiche e degli sport di montagna […]“, nonchè „effettuare […] gli interventi di ricerca, soccorso, recupero e trasporto in caso di emergenze o calamità […]“ (CNSAS 2019, 1).
Il soccorso alpino rappresenta perciò una struttura fondamentale al fine del garantire la sicurezza nelle aree montane e un sostegno importante alle attività sportive e turistiche, nonché agli interventi di conservazione e preservazione dell’ambiente e del suolo alpino. Nel particolare le attività del CNSAS includono: attività di recupero e soccorso su terreno impervio, da crepacci, cavità e grotte, forre e canyon, da slavine e valanghe; centrali per queste attività sono inoltre l’elisoccorso e le unità cinofile (CNSAS 2021, ultimo accesso 07.02.2021).
Dal punto di vista linguistico questo concetto si presenta interessante per l’uso dell’aggettivo „alpino“ nella sua espressione in italiano standard; l’aggettivo „alpino“ difatti non è più strettamente legato all’effettiva zona alpina, ma rappresenta, per esteso, tutte le aree di media e alta montagna che presentano caratteristiche simili a quelle dell’Arco Alpino (Vocabolario Treccani, v.v. alpino). Analogamente anche in lingua tedesca (Duden 2020, v.v. alpin) e in lingua inglese (OED 2001, v.v. alpine, adj. and n.), l’aggettivo si riferisce in senso lato a tutte quelle caratteristiche simili a quelle delle Alpi. In queste lingue tuttavia, il soccorso alpino, e le organizzazioni ad esso correlate, non vengono descritte con l’aggettivo „alpino“ ma bensì in riferimento alla montagna in generale. Difatti, in lingua tedesca, esso è descritto dal termine „Bergwacht“ (Duden 2020, v.v. Bergwacht) oppure dal sinonimo „Bergrettungsdienst“ (Duden 2020, v.v. Bergrettungsdienst); analogamente nei paesi anglofoni il servizio è denominato „mountain rescue“ (OED 2001, v.v. mountain rescue, n.).
Trattandosi di un concetto che, sul territorio italiano, trova realizzazione anche tramite la denominazione ufficiale del CNAS, è possibile prevedere una forte influenza del standard „soccorso alpino“ ma non è da escludere che informanti da zone di confine o germanofone preferiscano usare denominazioni più simili al tedesco standard o che utilizzano l’aggettivo „montano“ invece di „alpino“.
Nel crowdsourcing tool il concetto è rappresentato dalla dicitura: CORPO DI PROFESSIONISTI CHE SI OCCUPANO DEL SALVATAGGIO DI PERSONE IN PERICOLO IN ZONE MONTUOSE, SOPRATTUTTO SCIATORI E ROCCIATORI. Ad accompagnare la definizione un’immagine di una procedura di soccorso con l’uso dell’elicottero e un’immagine di un’automobile del soccorso alpino.
3.1.4. Ulteriori considerazioni sulla scelta dei concetti
Dopo aver descritto nel dettaglio i singoli concetti e la loro rilevanza etnografica nell’ambiente alpino nel capitolo precedente, vorrei presentare ora alcune ulteriori considerazioni generali sulle motivazioni che hanno spinto alla selezione di questi concetti.
Innanzitutto la descrizione dei concetti di „Vita Moderna“ presentata nel CS, ovvero quella di cui anche gli utenti fanno uso, non corrisponde esattamente al sistema di ordinamento usato comunemente nel database di VerbaAlpina.
Per le altre macro-categorie infatti, la descrizione del concetto viene operata tramite gerarchie tassonomiche stabilite tramite relazioni di inclusione (ad esempio con l’uso di iperonimi, i quali contengono iponimi di vari livelli; FABBRICATO iperonimo, CASCINA iponimo); relazioni di esclusione (ad esempio una CASCINA non è una STALLA) oppure relazioni parte-tutto (ad esempio ALPEGGIO tutto è composto da TERRENO, BESTIAME, EDIFICI) (Krefeld 2020x). Una descrizione di questo tipo è certamente molto utile per un’organizzazione chiara dei concetti in alberi concettuali; tuttavia per il crowdsourcing e per la sezione „Vita Moderna“ utilizzare una descrizione così caratterizzata (quindi visibile all’utente nel crowdsourcing tool) potrebbe risultare controproducente per due principali motivi. Il primo è che si necessiterebbe quasi sempre dell’utilizzo del termine in variante standard per quel concetto, il che potrebbe influenzare i dati in maniera significativa. Il secondo è che, data la natura innovativa dei concetti, i crowders potrebbero trovarsi a confronto con categorie a loro sconosciute e non capire bene la natura del concetto richiesto, in particolare per i concetti più astratti come turismo ecologico o content. Per questo motivo il campo „Beschreibung_I“, ovvero quella descrizione che compare anche nel CS tool, è stato usato per fornire una descrizione del concetto senza nominare il corrispettivo standard e per far comprendere al meglio agli informanti cosa si intendesse, ma non con l’intenzione di ordinare i concetti in una gerarchia concettuale.
La seconda considerazione riguarda invece le sottocategorie scelte, in particolare la sottocategoria social media. Poichè inizialmente gli informanti per questa ricerca sarebbero dovuti essere studenti delle classi terze, quarte e quinte di scuola superiore, l’inclusione di una categoria specifica riguardo ai social media era motivata dalla considerazione sulla giovane età e sul generalizzato uso intensivo e quotidiano dei social da parte di questa fascia d’età. Le circostanze tuttavia hanno portato ad un cambiamento nel contatto con gli informanti, che sono perciò diventati gli utenti di Facebook, senza esclusione di età. Per questo motivo, poichè i social media sono diventati un medium per raccogliere informanti, è stato deciso di mantenere la categoria, nonostante alcune fasce d’età potrebbero non essere molto famigliari con alcuni dei concetti richiesti, in particolare meme, content oppure hashtag.
In generale è possibile riassumere il processo di selezione dei concetti su un principio pragmatico: per ogni sottocategoria, ognuna considerata esemplare della vita moderna sull’arco alpino, ovvero Social Media, Sport ed Ecologia, sono stati assegnati un numero equilibrato di concetti, in modo da poter fornire potenzialmente un numero significante ed adeguato di dati. La selezione dei concetti per categoria, inoltre, è stata effettuata grazie alla guida e la collaborazione del Prof. Dr. Thomas Krefeld, e delle collaboratrici scientifiche al progetto di VerbaAlpina Beatrice Colcuc e Christina Mutter, in modo da poter avere una base di partenza per la Fase 3 del progetto, come discusso in precedenza in questo capitolo.
3.2. I social media e Facebook come risorsa per la ricerca linguistica
Agli inizi di questa ricerca, quando era ancora prevista la collaborazione con le scuole secondarie superiori, come area d’interesse venne selezionata la provincia di Belluno, non solo per la posizione geografica ad alto interesse, ma anche per la politica scolastica e linguistica del Veneto, non trattandosi infatti di una regione a statuto speciale. Tuttavia, dopo il contatto con le segreterie e le presidenze, il quale purtroppo non ha portato ad alcuna collaborazione con le scuole, è stato deciso di cambiare approccio e tentare di raccogliere informanti attraverso i social media, in particolare usando la piattaforma di Facebook.
É stata scelta la piattaforma di Facebook per i motivi qui elencati.
Innanzitutto la piattaforma Facebook gode di una posizione privilegiata nel contesto dei social media; fondata nel 2004, questa piattaforma ha un numero molto elevato di iscritti, anche in Italia. Secondo il Report Digital 2020, l’80% degli utenti internet fra i 16 e i 64 anni ha usato Facebook nel terzo quartale del 2019 (cf. Kemp 2020, 43), per un totale di utenti del social network di 29 milioni di persone (cf. Kemp 2020, 44).
Inoltre, benchè sulla popolazione totale, le donne siano in leggera prevalenza rispetto agli uomini (51,3% vs. 48,7%) (ISTAT 2020), i dati anagrafici di Facebook confermano una presenza sul sito perfettamente equilibrata fra uomini e donne (Kemp 2020, 44). Ciò permette di avere un‘audience potenzialmente equilibrata, nonostante sia impossibile effettuare ricerche specifiche sulla composizione di ogni target audience.
Successivamente sono stati selezionati i gruppi Facebook, a tematica specifica riguardante aree e zone delle Dolomiti e delle Alpi Centrali. La scelta della categoria „gruppo“ è dovuta al fatto che attraverso questi è possibile trovare un audience interessata all’argomento pertinente. In particolare si è ricercato in gruppi le quali denominazioni facessero specifico riferimento a catene montuose, altipiani, città, aree geografiche e valli dell’arco alpino.
Nella seguente tabella verranno elencati i gruppi in cui è stato „distribuito“ il post d’invito, con un accenno al numero totale approssimativo di membri del gruppo, alla visibilità del gruppo (gruppo pubblico vs. privato), alla presenza di una moderazione. Tutti i dati vengono forniti dalla piattaforma stessa di Facebook e sono aggiornati in data 17.02.2021.
Denominazione gruppo | Numero totale di membri | Visibilità | Moderazione |
SEI DI VERONA SE… | 12,1 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Sei di Belluno se | 12,5 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
MAGICA LESSINIA | 41,1 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Lessinia – L’Altopiano dei Silenzi | 8 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Altopiano nel Cuore | 8 mila | Pubblico / Visibile | No |
Dolomiti del Comelico | 1,7 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Amici della Val di Zoldo | 5,2 mila | Privato / Visibile | No |
🔵 Sei di Trento se…. 2.0 🇮🇹 | 10 mila | Privato / Visibile | No |
Amici della Val Pusteria | 48,6 mila | Privato / Visibile | Sì |
NOI CHE AMIAMO LA VALPUSTERIA | 28,7 mila | Privato / Visibile | No |
VAL PUSTERIA….passione unica ♥️ | 20 mila | Privato / Visibile | Sì |
Amici della Val Venosta | 4,1 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Amici della Val di Fassa | 32,5 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Val di Fassa | 21, 9 mila | Pubblico / Visibile | No |
VAL GARDENA ❤️ Dolomiti | 34,4 mila | Privato / Visibile | No |
Amici della Val Gardena ❤️ | 9,3 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Amici della Val Gardena | 27,0 mila | Privato / Visibile | No |
Val di Sole | 12,1 mila | Pubblico / Visibile | No |
Val di Sole – Val de Sol – Sulzberg | 4,6 mila | Privato / Visibile | Sì |
val badia che passione! | 59,9 mila | Pubblico / Visibile | No |
Amici della Val di Fiemme ❤️ | 5,3 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Per chi ha la Val di Fiemme nel ❤❤❤ | 16,1 mila | Pubblico / Visibile | No |
Se sei della Val di Non (TN) | 2,8 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
ANAUNIA – la Val di Non | 6,5 mila | Pubblico / Visibile | No |
La „Val Pusteria“ in Alto Adige. | 2,9 mila | Pubblico / Visibile | No |
val di rabbi | 8,9 mila | Pubblico / Visibile | No |
TRENTINO ❤️ ALTO ADIGE | 22 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
ALTO ADIGE, la nostra passione! | 38,9 mila | Privato / Visibile | Sì |
DoloMitici! | 137,4 mila | Pubblico / Visibile | Sì |
Le Alpi: camminando tra cielo e terra | 3,4 mila | Privato / Visibile | No |
3.2.1. Descrizione del contatto con gli informanti
Il primo passo per accedere ai potenziali informanti è stato unirsi a questi trenta gruppi Facebook. Alcuni di questi, in particolari i gruppi privati, contengono un formulario iniziale per cui è necessario leggere ed accettare il regolamento comportamentale interno; successivamente un admin o moderatore accetterà la richiesta di unirsi al gruppo.
Una volta diventati membri del gruppo è possibile postare al suo interno; i gruppi con „Moderazione“ hanno inoltre uno o più utenti admin o moderatori che gestiscono i post e controllano se essi siano pertinenti e adatti al gruppo in questione. In questi gruppi il post riguardo al progetto è stato perciò approvato dalla moderazione prima di apparire sulla bacheca.
Per ognuno di questi è stato creato un post, con destinatario specifico per ogni gruppo, e una breve descrizione del progetto nonché brevi istruzioni su come accedere al sito e procedere con l’inserimento dei dati. In figura sottostante un esempio:
In alcuni casi, in particolare nei gruppi sulla provincia di Verona e Vicenza, poichè non tutti i comuni della provincia sono compresi nella Convenzione delle Alpi e nell’area di ricerca di VerbaAlpina, mi sono rivolta direttamente ad alcuni membri specifici con „Cari amici montanari“ o andando nello specifico delle aree geografiche e culturali di interesse con „Cari amici della Lessinia“ oppure „Cari amici dei Sette Comuni“.
Alla luce di quanto considerato nel capitolo 2.2 per quanto concerne la natura dello spazio linguistico e la multidimensionalità della varietà nel post è stato perciò richiesto di descrivere il „linguaggio quotidiano“, senza particolare riferimento al dialetto o altre varietà.
Il contatto, attraverso il post sui gruppi Facebook, è avvenuto in tre momenti, esplicati nella tabella qui sotto. Nei gruppi con la presenza di un moderatore, il post è comparso in un momento successivo, andando perciò, in alcuni casi, a perdere in parte visibilità e/o rilevanza sulla piattaforma.
Denominazione del gruppo | 1° contatto | 2° contatto | 3° contatto |
SEI DI VERONA SE… | 29.12.2020 | 14.01.2021 | 07.02.2021 |
Sei di Belluno se | 29.12.2020 | 1 | 07.02.2021 |
MAGICA LESSINIA | 31.12.2020 | 21.01.2021 | 07.02.2021 |
Lessinia – L’Altopiano dei Silenzi | 30.12.2020 | 14.01.2021 | 08.02.2021 |
Altopiano nel Cuore | 29.12.2020 | 14.01.2021 | 07.02.2021 |
Dolomiti del Comelico | 29.12.2020 | 14.01.2021 | 09.02.2021 |
Amici della Val di Zoldo | 29.12.2020 | 14.01.2021 | 07.02.2021 |
🔵 Sei di Trento se…. 2.0 🇮🇹 | 29.12.2020 | 14.01.2021 | 07.02.2021 |
Amici della Val Pusteria | 02.01.2021 | 14.01.2021 | – |
NOI CHE AMIAMO LA VALPUSTERIA | 02.01.2021 | 14.01.2021 | 07.02.2021 |
VAL PUSTERIA….passione unica ♥️ | 02.01.2021 | 14.01.2021 | 07.02.2021 |
Amici della Val Venosta | 30.12.2020 | 16.01.2021 | 08.02.2021 |
Amici della Val di Fassa | 29.12.2020 | 14.01.2021 | – |
Val di Fassa | 02.01.2021 | 14.01.2021 | 07.02.2021 |
VAL GARDENA ❤️ Dolomiti | 03.01.2021 | 14.01.2021 | – |
Amici della Val Gardena ❤️ | 03.01.2021 | 14.01.2021 | – |
Amici della Val Gardena | 03.01.2021 | 17.01.2021 | 07.02.2021 |
Val di Sole | 03.01.2021 | 14.01.2021 | 07.02.2021 |
Val di Sole – Val de Sol – Sulzberg | 06.01.2021 | 17.01.2021 | 08.02.2021 |
val badia che passione! | – | 17.01.2021 | 08.02.2021 |
Amici della Val di Fiemme ❤️ | 04.01.2021 | 17.01.2021 | 09.02.2021 |
Per chi ha la Val di Fiemme nel ❤❤❤ | 03.01.2021 | 17.01.2021 | 08.02.2021 |
Se sei della Val di Non (TN) | 03.01.2021 | 17.01.2021 | 08.02.2021 |
ANAUNIA – la Val di Non | 03.01.2021 | 17.01.2021 | 08.02.2021 |
La „Val Pusteria“ in Alto Adige. | 12.01.2021 | 17.01.2021 | 08.02.2021 |
val di rabbi | 03.01.2021 | 17.01.2021 | 08.02.2021 |
TRENTINO ❤️ ALTO ADIGE | 30.12.2020 | 17.01.2021 | 09.02.2021 |
ALTO ADIGE, la nostra passione! | – | – | 08.02.2021 |
DoloMitici! | 28.12.2020 | 14.01.2021 | 08.02.20212 |
Le Alpi: camminando tra cielo e terra | 05.01.2021 | 17.01.2021 | 07.02.2021 |
Inoltre per favorire la visibilità sono stati applicati alcuni accorgimenti dall‘online marketing, quali l’attenzione ai momenti migliori della giornata per postare contenuti in modo che essi vengano favoriti dagli algoritmi (cf. Arens 2020) oppure prestare attenzione ai momenti di maggior traffico, poichè spesso nei gruppi vige ancora il principio di una timeline in ordine cronologico invertito. Per questo motivo, tutti i post (eccetto quelli che sono stati postati dopo l’approvazione di un moderatore) sono stati postati durante giorni feriali, fra le ore 18.00 e le ore 20.00.
3.2.2. Vantaggi dell’uso di Facebook per promuovere la ricerca linguistica
Oltre ai vantaggi già menzionati in precedenza, quali il grande numero di utenti e l’omogeneità dei sessi sulla piattaforma, Facebook presenta una serie di altre agevolazioni utili per la ricerca linguistica e sociolinguistica.
In primis, Facebook è la piattaforma social che raccoglie un numero molto elevato di utenti (1,95 miliardi a livello globale (Kemp 2020b, 101)), distribuiti, a differenza di altri social networks, in maniera relativamente omogenea rispetto la distribuzione della popolazione (cf. Kemp 2020b, 108). A differenza di Facebook, gli altri social network sono utilizzati in generale da un pubblico molto più giovane (come nel caso di Twitter (cf. Kemp 2020b, 154)) oppure le caratteristiche intrinseche del social lo rendono meno accessibile oppure non interessante per alcune fasce d’età (come per esempio LinkedIn che, come altri social sull’ambito lavorativo, esclude i minorenni e over 55 (cf. Kemp 2020b, 140)).
Inoltre, a differenza di altri social networks Facebook si presenta particolarmente adatto alla condivisione di testi lunghi e link. Facebook infatti non applica un limite di parole per post come, ad esempio Twitter, e non è basato esclusivamente sulla condivisione di materiale fotografico o video, come Instagram oppure Pinterest (Instagram inoltre non permette la condivisione di link nei post). In questo modo è possibile fare un’introduzione alla ricerca ed indirizzare gli utenti allo strumento di ricerca. Ciò permette un contatto con l’informante semplice da eseguire e molto vantaggioso, sia per il ricercatore che per l’informante. In primo luogo per una riduzione dei costi: l’uso di Facebook è difatti gratuito; in secondo luogo per la riduzione dei tempi: il contatto è immediato, l’informante in pochi minuti può già cominciare a fornire i dati richiesti sul CS.
Con l’uso di Facebook, inoltre, il ricercatore si rende indipendente nella ricerca dal supporto di istituzioni e associazioni; spesso queste possono essere di grande aiuto, certamente, ma possono anche rendere il processo di contatto burocraticamente e logisticamente complicato.
Infine, l’ultimo vantaggio è quello di ridurre, in parte, le problematiche riguardanti la percezione etica (cf. Pike 1967) che possono sorgere fra ricercatore ed informante. Se da una parte la presenza del ricercatore è celata in parte attraverso lo strumento di raccolta dati del CS, nel processo di contatto la presenza del ricercatore è presente ma le caratteristiche di democraticità tipica delle piattaforme social fornisce un punto di vantaggio. Innanzitutto l’informante può sentirsi meno in soggezione o meno sotto pressione dal fornire informazioni assolutamente corrette, come invece accadeva in una situazione di intervista faccia a faccia classica; inoltre l’informante, benchè possibilmente „non esperto“, può fornire liberamente un feedback informale e diretto sul progetto attraverso la funzione di commento sulla piattaforma. Attraverso i commenti inoltre gli utenti/informatori riescono a comunicare eventuali dubbi e commenti sul funzionamento degli strumenti di raccolta dati, richiedere assistenza nel completamento dei questionari, esprimere opinioni sul progetto, etc.
3.2.3. Limiti e problematiche riguardanti l’uso di Facebook
Nonostante i vantaggi dell’uso di Facebook come piattaforma per accedere agli informanti siano molti e rilevanti, ritengo necessario fissare alcuni dei limiti e delle problematiche sorte durante questa ricerca riguardanti l’esclusivo di questa piattaforma.
Il limite più rilevante che è stato constatato è la necessità di una continua presenza online da parte del ricercatore o dell’istituzione istitutrice della ricerca; data la natura temporanea dei post sui gruppi e la presenza di algoritmi che influenzano la timeline, è costantemente necessario tenere gli utenti al corrente della presenza di questa ricerca. Questa tendenza è dimostrata dalle statistiche live del CS di VerbaAlpina, mostrati nel grafico qui sotto, in cui si possono constatare i picchi di utenti e dati rilevati proprio nei giorni quando sono stati effettuati i contatti con i gruppi, ovvero nei giorni in cui è stato postato l’invito alla partecipazione.
Tuttavia la costante presenza online del ricercatore e della promozione della ricerca non garantisce l‘engagement, al di là dell’interesse personale, dei potenziali informatori. Infatti, a causa spesso della presenza di algoritmi che selezionano i contenuti in base agli interessi dei singoli utenti oppure in base alla tipologia dei contenuti, postare un contenuto su un gruppo non significa automaticamente che tutti i membri lo recepiscano allo stesso modo. Ad esempio, come riportato da Barnhart 2020 (ultimo accesso 22.02.2021), contenuti video attraggono un maggior numero di user rispetto ad altre modalità; ciò si traduce perciò in un effetto che potrebbe influenzare la raccolta dei dati in maniera negativa, nonostante l’applicazione degli accorgimenti dall’online marketing citati nel capitolo precedente.
Un’ultima problematica dell’uso di Facebook, che tuttavia riguarda nello specifico il suo uso in combinazione con il CS di VerbaAlpina, concerne il dispositivo con cui gli utenti/informanti accedono a Facebook e, di conseguenza, al CS. Difatti, i dati raccolti nel Digital 2020 mostrano che 73,1% degli utenti 18+ accedono esclusivamente attraverso un telefono mobile (cf. Kemp 2020, 45). Nonostante VerbaAlpina sia a disposizione di una versione mobile del sito e la modalità sia funzionante per il Crowdsourcing tool, la presenza di mappe interattive e di immagini nel CS tool non è molto compatibile con un uso da telefono mobile, specialmente in modalità verticale.
3.3. Lo strumento del Crowdsourcing e la banca dati di VerbaAlpina
Questo prossimo capitolo si occuperà invece di descrivere lo strumento di crowdsourcing, con particolare riferimento a quello implementato in VerbaAlpina, nel raccogliere dati linguistici. Come già menzionato, a differenza delle altre categorie di concetti già presenti, ovvero „Alpicoltura“ e „Natura“, per le quali sono già presenti dati provenienti da atlanti linguistici come l‘AIS e l‘ALF, la sezione „Vita Moderna“ contiene concetti completamente nuovi ed estranei all’atlantistica tradizionale. Ciò implica anche un mutamento nelle finalità dello strumento del CS: se prima „La raccolta di nuovi dati permette (1) di livellare le inconsistenze tra le fonti già esistenti, (2) di eliminare lacune o imprecisioni, e (3) di indicare se le denominazioni o gli attrezzi sono di tipo tradizionale“ (Krefeld/Lücke 2016) (ultimo accesso 24.02.2021), ora i nuovi dati non possono essere analizzati e confrontati se non in riferimento a loro stessi.
Di conseguenza lo strumento di CS assume un nuovo valore, non più come strumento di integrazione dei dati ma come unico strumento di rilevazione. Con la mancanza di dati provenienti da altre fonti, l’accuratezza dello strumento deve essere massimizzata, in modo che i dati raccolti dallo strumento siano il più vicini possibile alla realtà (cf. Vocabolario Treccani, v.v. accuratézza).
Nel caso di questa ricerca, poichè per i concetti più moderni è possibile aspettarsi un’alta frequenza d’uso dello standard, nel tentativo di affinare l’accuratezza dello strumento e ridurre al più possibile influenze standard, è stato deciso di mostrare soltanto la descrizione del concetto, e non la corrispettiva nomenclatura standard. Di conseguenza gli utenti, che abbiano selezionato la lingua di navigazione Italiano, hanno visto le descrizioni come esplicato nel precedente capitolo 3.1.
Gli utenti invece che abbiano selezionato la lingua di navigazione tedesco avranno ricevuto il nome dei concetti, in tedesco standard; questo gruppo di utenti verrà usato come gruppo di controllo a dimostrazione dell’oggettività e accuratezza dello strumento. A differenza dei concetti descritti in lingua italiana (in fig. 2), gli utenti che avranno scelto il tedesco vedranno la seguente interfaccia:
Questa nomenclatura rispecchia infatti la gerarchia in uso presso la banca dati di VerbaAlpina, in modo che ogni concetto sia facilmente rintracciabile nell’albero concettuale (dt. Konzeptbaum), e permetta una più facile lavorazione per i collaboratori; essa non può perciò essere modificata, a differenza delle descrizioni in altre lingue.
La possibilità perciò di poter inserire descrizioni per esteso dei concetti, per lo meno in italiano, bypassando il sistema organizzativo della banca dati, rappresenta potenzialmente una grande risorsa per il ricercatore.
Inoltre, un altro fattore fondamentale che differenza la ricerca tramite crowdsourcing da quella tradizionale è l’indipendenza da tempo e luogo. Il ricercatore può effettuare la ricerca in remoto e raggiungere gli informanti in qualsiasi parte del mondo, purché questi abbiano una connessione ad Internet. Anche gli informanti sono molto più liberi nella compilazione: è l’informante a decidere quando, con che frequenza e quali concetti compilare. Inoltre è possibile prevedere che l’informante si trovi più a suo agio a completare una ricerca in remoto piuttosto che in una situazione faccia a faccia; già durante le ricerche per l’AIS, Jaberg e Jud avevano notato la tendenza: „Der Einheimische hat eine natürliche Scheu, einem Fremden affektgeladene Wörter zur Aufzeichnung mitzuteilen.“ (Jaberg/Jud 1928, 180). Grazie alle caratteristiche del crowdsourcing è possibile eliminare le barriere comportamentali e psicologiche che potrebbero aver influito sui dati raccolta da una ricerca tradizionale.
4. Elaborazione dei Dati
Questo prossimo capitolo tratta invece dell’individuazione dei dati forniti dagli informatori con lo strumento di Crowdsourcing di VerbaAlpina. Il progetto di VerbaAlpina sfrutta lo strumento di amministrazione phpMyAdmin e il database relazionale MySQL, per organizzare ed elaborare tutti i dati a disposizione del progetto.
4.1. Conteggio totale degli informanti
Durante il periodo dal 29.12.2020 al 15.02.2021 un totale di 134 informanti ha inserito dei dati attraverso il crowdsourcing di VerbaAlpina; tuttavia molto di questi hanno inserito dati per le categoria „alpicoltura“ e „natura“ e non per la sezione „vita moderna“.
Nel database è possibile rintracciare gli informanti, anche se anonimi, attraverso un nome utente assegnato automaticamente dal sistema del CS; ogni informante che non sia iscritto avrà come username „anonymousCrowder_xxxx“. Ad ognuno è inoltre associata l’informazione sul comune d’origine; alcuni informatori hanno inoltre fornito informazioni sulla loro età. Le seguenti tabelle (nelle figure 28, 29 e 30) mostrano il conteggio totale degli informanti che hanno fornito dati per le sezioni Alpicoltura e Natura; gli informanti in giallo hanno inoltre fornito dati per la sezione Vita Moderna.
La seguente tabella, invece, mostra gli utenti che hanno fornito dati per la sezione „Vita Moderna“.
Queste tabelle riassumono dati provenienti da differenti tabelle sul database di VerbaAlpina; denominazione, località ed età provengono infatti dalla tabella „Informanten“; la lingua di navigazione invece proviene dalla tabella „Äusserungen“. Confrontando le informazioni contenute in queste due tabelle, e comparandole anche con gli orari di inserimento dei dati, è stato anche possibile pulire questi dati e stabilire che ad alcuni utenti fossero stati assegnati, in automatico dal sistema, diversi nomi utenti (un fenomeno che accade se più utenti anonimi inseriscono dati in contemporanea).
4.2. Identificazione dei dati attraverso database
4.2.1. Dati Vita Moderna
Le seguenti tabelle mostrano i dati raccolti per la sezione „Vita Moderna“, che verranno poi analizzati singolarmente nel prossimo capitolo. Anche questa tabella è la sintesi delle tabelle „Informanten“ e „Äußerungen“ sulla banca dati.
I dati nelle tabelle sono stati riportati esattamente come sono stati inseriti; tuttavia, al fine della tipizzazioni alcuni, che contengono chiaramente degli errori di battitura (si noti „Scheekatze“ nella categoria sport e „Paravalnghe“ nella categoria ecologia) verranno corretti prima di procedere con la tipizzazione, ovvero l’assegnazione di un tipo morfo-sintattico per ogni token.
4.2.2. Dati Alpicoltura/Natura: un accenno
Nonostante l’analisi dei dati linguistici si svolgerà esclusivamente sulla sezione „Vita Moderna“, vista la mole dei dati forniti per le altre due categorie, ritengo necessario fare un sunto di questi dati. La seguente tabella riassumerà infatti per quali concetti, in ordine di frequenza, sono stati forniti dati linguistici. Per il calcolo delle frequenze in percentuale sono stati considerati 130 informanti (coloro che hanno inserito per le categorie Alpicoltura e Natura) e il numero totale dei dati per concetto che sono emersi3. Queste informazioni serviranno successivamente per la valutazione della strumentazione utilizzata in questa ricerca.
4.3. Carte interattive
Infine, il prodotto finale, accessibile al pubblico, sia di questa ricerca che, in generale, di tutte le rilevazioni su VerbaAlpina, sono le carte interattive. Così come gli altri concetti già presenti, i concetti di „Vita moderna“ sono già presenti sulle mappe della versione di lavoro, di cui qui sotto un’immagine esplicativa4.
5. Valutazione dei dati e degli strumenti
Quest’ultimo capitolo prima della conclusione si occuperà della valutazione (dt. Auswertung) dei dati raccolti in questa ricerca, i fenomeni linguistici riscontrati e inoltre una valutazione, in base soprattutto sulla quantità dei dati raccolti, delle motivazioni degli informanti nello scegliere una categoria piuttosto che un’altra.
5.1. Valutazione dei dati linguistici di „Vita Moderna“
Innanzitutto, come è anche possibile vedere dalle tabelle nel capitolo precedente, i dati forniti per la categoria „Vita Moderna“ sono in netta minoranza rispetto ai dati forniti per le altre due categorie.
Come si può vedere nella tabella riguardante la frequenza dei dati per concetto (in figura 35), i concetti più frequenti sono stati quelli che per primi compaiono nella lista, qui sotto raffigurata, che corrisponde all’ordine di apparizione dei concetti di default.
Una delle possibili motivazioni per la discrepanza fra il numero di concetti totali e quelli per Vita Moderna può risiedere nell’aspetto della competenza digitale e della computer literacy: gli informanti da Facebook, un sito che si presuppone conoscano abbastanza bene, vengono indirizzati su una piattaforma completamente nuova e sconosciuta. Prima di poter inserire i dati linguistici, e poter dimostrare le competenze dialettali richieste, devono saper navigare su questo nuovo strumento e effettuare operazioni per nulla scontate: effettuare un login (a discrezione), inserire la propria età e non meno „deselezionare“ le categorie di concetti non richiesti. Sicuramente un processo non del tutto intuitivo e non facile, sopratutto considerando che quasi tutti gli informanti, per lo meno di quelli di cui si conosce l’età, non sono da considerarsi nativi digitali.
Un’altra motivazione potrebbe risiedere nel fatto che gli informanti abbiano preferito concentrarsi su concetti tradizionali perchè non ritenevano i concetti di vita moderna rilevanti oppure ritenendo che non esistano varianti locali per tali concetti; tuttavia, vista la presenza di variazione, anche se non rilevabile su grande scala, ritengo possibile affermare che l’ipotesi di mancanze in computer literacy sia quella più probabile.
5.1.1. Dati Social Media
La categoria che ha sicuramente raccolto meno dati è stata quella di social media. Soltanto quattro informanti hanno inserito dati; di questi 3 hanno usato la lingua del portale in italiano e hanno perciò visualizzato la descrizione dei concetti; l’anonymousCrowder_1122 invece ha utilizzato la lingua del portale tedesco e perciò visualizzato i nomi dei concetti in tedesco standard.
I dati forniti da anonymousCrowder_1122 rispecchiano sia il tedesco standard, sia che le denominazioni dei concetti forniti dal sistema; l’unico concetto che differisce dalla denominazione sul CS è il concetto MEME per il quale l’informante ha usato l’iperonimo „Bild“.
Il concetto invece che ha riscontrato più dati è stato quello di MI PIACE/LIKEN; oltre all’attestazione corrispondente al tedesco standard „liken“ sono presenti due attestazioni che presentano invece variazione e influenza fonologica dialettale: l’informante 1081 di Cavareno ha infatti inserito „Me plàs“ (tipo morfo-sintattico romanzo: „mi piace“) mentre l’informante 1184 di Belluno ha inserito „schicar me piase“ (tipo morfo-sintattico romanzo: „schiacciare mi piace“). Foneticamente queste due attestazioni contengono le caratteristiche tipiche dei dialetti del Nord-Italia. „Me plàs“ dimostra infatti mantenimento della laterale [l] facente parte del cluster C + [l]: la mancata palatalizzazione della liquida è ancora attestata in alcune varianti ladine (cf. Benincà u.a. 2016, 190), vedi anche (BLad 2007, v.v. piacere, corpus FODOM); la lenizzazione della latina velare [k] in una fricativa alveolare sonora [z]; la perdita della vocale finale *e è invece tipica di molte varianti diatopiche (Savoia 2015b, 353).
La variante bellunese „schicar me piase“ invece dimostra la palatalizzazione di [pl] in [pj] in „piase“, sempre con fricativa alveolare [z] ma con il mantenimento della vocale finale [e]. Per quanto riguarda invece il verbo „schicar“ risulta difficile dedurre, dall’ortografia fornita, se la „c“ sia pronunciata come l’affricata [tʃ] (simile alla variante ladina in BLad 2007, v.v. schicé, schicia; corpus: FODOM oppure come la variante veneta „schisare“ con l’affricata lenita a [s] o addirittura venga pronunciata con la velare [k]). Per stabilire questo tipo di varianza bisogna tuttavia attendere l’inserimento di altri dati per il tipo morfo-lessicale „schiacciare“.
Anche per i concetti CONTENT e TAGGARE è possibile vedere un’influenza dialettale a livello fonologico. L’informatore 1129 di Tuenno (TN) ha difatti fornito la realizzazione „informazion“ per il concetto „content“, anche questo considerabile come una variante dialettale dell’iperonimo „informazione“.
Per il concetto TAGGARE invece del verbo ha fornito il sostantivo „chiociola“, altrettanto influenzato dialettalmente, assieme al simbolo „@“. Questo pone una problematica per VerbaAlpina nella tipizzazione: dato il fatto che con la cultura digitale stiamo assistendo ad un ritorno di predominanza della lingua scritta e alla perdita del primato della lingua parlata, e data la natura digitale della ricerca, che invita gli informanti a scrivere autonomamente i termini, l’inserimento di elementi propri soltanto della lingua scritta non è da trascurare. Tuttavia risulta impossibile tipizzare un simbolo che non ha realizzazione fonica se non il termine ad esso associato, ovvero „chiociola“, che è stato tipizzato con il tipo morfo-lessicale romanzo „chiocciola“. Foneticamente „chiociola“ presenta la classica degeminazione, attestata in quasi tutti i dialetti del Nord Italia (cf. Benincà u.a. 2016, 188).
Infine, un’ulteriore problematica che sorge con i termini della categoria di „vita moderna“ è l’inserimento di forestierismi: difatti sia il Crowder 1122 (IT) che il Crowder 1129 (IT) hanno inserito il termine „emoji“. In questo caso la problematica non sorge nell’assegnazione del tipo morfo-lessicale, poichè il termine è già lessicalizzato nei rispettivi standard (vedi Vocabolario Treccani, v.v. emoji e Duden 2020, v.v. Emoji), ma nell’assegnazione di un tipo di base, poichè il termine è un prestito linguistico dal Giapponese. Con il linguaggio moderno assistiamo perciò all’introduzione di tipi di base provenienti da altre lingue, persino lingue non indoeuropee.
5.1.2. Dati Ecologia
La seconda categoria per numero di dati forniti è stata quella dell’ecologia, qui in tabella.
Anche in questa categoria i dati del anonymousCrowder_1122 rispecchiano grandemente la nomenclatura fornita dal sistema CS; solo tre concetti presentano una variazione che tuttavia non si può considerare come variazione diatopica, ma semplicemente l’uso di sinonimi (come nel caso di „Photovoltaikplatte“ per il concetto SOLARMODUL) oppure attraverso l’uso di sineddoche (pars pro totum) per quanto riguarda il termine „Container“ nell’indicare ISOLA EGOLOGICA/MÜLLSAMMELSTELLE. Nei dati forniti da questo informatore l’unico termine dove si può notare un’influenza dialettale è con il termine „Werkl“ per il concetto WASSERKRAFTWERK, KLEIN per cui il diminutivo presenta caratteristiche diatopiche: difatti la [l] finale corrisponde al morfema /l/ tipico suffisso per la formazione del diminutivo in tutte le varianti bavaresi (dt. bairische) (cf. Kargl 2016 [1976], 236).
Il concetto con più dati invece è quello di RACCOLTA DIFFERENZIATA/MÜLLTRENNUNG con un totale di 5 attestazioni. La varianza è grande e, a parte il termine fornito dal Crowder 1122, tutte le varianti si distanziano fonologicamente dallo standard: „differenziar“ e „smistar“ mostrano difatti l’elisione della *e all’infinito dei verbi tipica dei dialetti del nord Italia (cf. Savoia 2015b, 353).
Gli informanti invece di Livo (TN) e Cavareno (TN), entrambi comuni della Val di Non, forniscono termini chiaramente marcati diatopicamente „spartir fuér“ e „spartir for“.
L’informante 1114 di Canazei (TN) invece ha inserito „spartir i refundames“; la forma è diatopicamente marcata e sia „spartire“ (it. dividere) che „refundames“ (it. rifiuti) sono lemmi già attestati nella Banca Lessicale Ladina (vedi BLad 2007 e BLad 2007).
In tutte tre le attestazioni, „spartir“ manca sempre della vocale finale *e come tipico di queste varianti (cf. Savoia 2015b, 353).
Anche per il concetto CAMBIAMENTO CLIMATICO/KLIMAWANDEL si può notare una certa varianza ed un influsso dialettale; difatti le espressioni „Stratempi“ del crowder 1123 di Livo (TN) e „temp mat“ del crowder 1129 di Tuenno (TN), entrambi della Val di Non, sono certamente influenzate dal dialetto, non solo fonologicamente, ma anche dal punto di vista semantico. Difatti le due espressioni non sembrano delineare cono precisione quella che è la complessità dei fenomeni di cambiamento climatico, bensì riferirsi maggiormente ai fenomeni locali di maltempo inusuale. Il dato fornito dal crowder 1081 („non esiste“) verrà analizzato nel prossimo capitolo come dato non linguistico.
Il concetto di TURISMO ECOLOGICO/ÖKOTOURISMUS ha ritrovato invece poco riscontro oltre all’informante 1122; l’unica altra attestazione è „agriturismo“ e non presenta alcuna variazione dallo standard italiano (Vocabolario Treccani, v.v. agriturismo) e benchè il concetto di „ecoturismo“ e quello di „agriturismo“ siano fondamentalmente diversi, l’elevata presenza di quest’ultimi sul territorio, rende il termine applicabile anche ad altri concetti simili.
Invece per quanto riguarda il concetto di PANNELLI SOLARI/SOLARMODUL, come previsto si può notare un uso interscambiabile dell’aggettivo „solare“ e „fotovoltaico“ dal parte del profano. Dal punto di vista linguistico tuttavia è interessante notare come i termini come questi, costituiti da due elementi, di cui uno d’uso più comune e frequente, mentre l’altro più specifico, il termine più comune sia presente come variante diatopicamente marcata (in questo caso il termine „panei“ che, dal latino volgare *pannellus (Vocabolario Treccani, v.v. pannèllo) ha subito la tipica degeminazione della „l“ e successiva elisione dell’ostruente (Benincà u.a. 2016, 188)), mentre il termine tecnico non sia marcato diatopicamente, vedi „solari“ e „fotovoltaici“. Questo fenomeno potrebbe essere considerato come sintomo di una parziale diacrolettía (cf. Dell’Aquila/Iannaccaro 2004) per cui la variante dialettale entra a far parte del lessico tecnico, ma in modo non uniforme per tutti i lemmi o soltanto parzialmente in alcune loro parti.
Il concetto invece di ISOLA ECOLOGICA/ECOCENTRO/MÜLLSAMMELSTELLE a parte l’informante 1122 che ha usato il termine „container“, non presenta alcuna variazione di tipo diatopico; l’informante 1129 di Tuenno ha infatti fornito il termine „isola ecologica“ mentre l’informante 1123 di Livo „centro raccolta“. Questo concetto potrebbe considerarsi un esempio del fenomeno di dilalía (cf. Berruto 1987a) per cui l’alta influenza dello standard è probabilmente data dall’istituzionalizzazione a livello comunale e provinciale del termine.
Per il concetto di PARAVALANGHE/LAWINENSCHUTZ è possibile invece vedere una parziale variazione; l’informante 1108 di Livo (TN) riporta il termine standard „Paravalanghe“; invece il crowder 1129 attesta il termine „paraneo“. La variazione diatopica, anche in questo caso come è stato visto per il concetto di „pannello solare“ è parziale: il prefisso „para-“ non sembra essere marcato diatopicamente e corrisponde allo standard, mentre „-neo“ è la variante diatopica/dialettale di „neve“ come attestato nell’AIS (cf. AIS).
Infine l’ultimo concetto della categoria è quello di CENTRALINA IDROELETTRICA; come già notato, per questo concetto è stato possibile trovare varianza anche con l’informatore 1122 con il termine „Werkl“. Gli informatori invece dell’area romanza hanno inserito due termini differenti: Crowder 1129 ha inserito il termine „centralina“, termine perciò non marcato, se non per il fatto che manchi l’aggettivo „idroelettrica“, ma molto vicino allo standard; invece il Crowder 1108 di Livo (TN) ha indicato il termine „briglia“, anch’esso non marcato diatopicamente. Questo termine tuttavia potrebbe fare riferimento ad un altro concetto, ovvero quello della „briglia per torrenti“ (Vocabolario Treccani, v.v brìglia, 5): „Sono queste briglie come dei muri a secco, formati con pietre o massi di forte peso che si dispongono trasversalmente al letto del torrente, in modo che la forte pendenza venga trasformata quasi in una gradinata, cioè in salti alternati da tratti a debole pendenza.“ (Enciclopedia Treccani, v.v. BRIGLIA).
Nonostante effettivamente una briglia idraulica abbia una funzione diversa rispetto ad una centralina idroelettrica, è possibile che nell’immaginario comune vengano considerati concetti equivalenti visto il simile aspetto e l’effetto sul corso d’acqua; tuttavia in assenza di altre informazioni è per ora impossibile stabilire se si tratti di un’errore da parte dell’informante oppure una variante usata comunemente.
5.1.3. Dati Sport
Infine la categoria con il numero più alto di dati è quella dello sport.
Anche in questo caso, alcuni concetti presentano molta variazione mentre altri meno, o nessuna; ed analogamente alle altre categorie, la minor variazione, in questo caso nulla rispetto allo standard tedesco, è stata riscontrata con il Crowder 1122.
Per il concetto di MOTOSLITTA non è stata riscontrata alcuna variazione con l’informante 1123 di Livo (TN); interessante invece è il dato fornito dall’utente 1122, che ha inserito il termine „Schneekatze“ per il concetto di motoslitta, poichè il termine viene solitamente associato al concetto di GATTO DELLE NEVI/BATTIPISTA. Questo concetto invece viene realizzato con il termine, altrettanto standard „Pistenraupe“.
Invece per il concetto degli SCARPONI DA SCI la marcatezza diatopica è visibile in tutti i dati. I dati provenienti da Cloz (anonymousCrowder_1079) „scharponi“ e Cavareno (anonymousCrowder_1081) „s-ciarpon“ sono relativamente simili fra di loro, poichè provenienti dalla stessa area dell’Alta Val di Non.
Nonostante sia difficile dedurre l’esatta pronuncia della parola attraverso il dato fornito sul CS, giudicando l’ortografia fornita dai due informanti è possibile stimare che la varianza fonetica risieda nella realizzazione palato-alveolare [tʃ] dell’ostruente.
In quanto „scarpone“ è un derivato di „scarpa“ (dal germanico *skarpa (Vocabolario Treccani, v.v. scarpa)), la pronuncia antica della „c“ era velare [k], altrettanto mantenuta nell’italiano standard, ma le varianti ladine, gallo-romanze e friulane, ma anche altre zone del nord-Italia, mostrano una palatalizzazione della velare prima di [a] (cf. Benincà u.a. 2016, 191). Inoltre il dato „s-ciarpon“ presenta la mancanza della vocale *e finale (Savoia 2015b, 353).
L’informatore di Belluno invece ha fornito il termine „scarpoi“, questo diatopicamente marcato dall’indebolimento (in questo caso elisione) della consonante in posizione intervocalica (cf. Savoia 2015b, 409-410) ma apparentemente non marcato dalla palatalizzazione; giudicando dall’ortografia la „c“ sembra infatti rimanere velare.
Sorprendentemente anche per il concetto di MOUNTAIN BIKE è stato possibile rilevare varianza: l’informatore dell’area germanofona ha infatti utilizzato l’anglicismo, ormai parte dello standard tedesco (Duden 2020, v.v. Mountainbike, das); il crowder 1129 invece ha usato il termine „bici“, abbreviazione dello standard italiano „bicicletta“ mentre il crowder 1081 di Cavareno ha invece usato il termine „rampichino“, già attestato come sinonimo di „bicicletta da montagna“ nel Dizionario dei Sinonimi e dei Contrari Treccani. (Vocabolario Treccani, v.v. rampichino), senza tuttavia mostrare marker diatopici a livello fonologico.
Il concetto che dimostra una varianza dallo standard uniforme è quello di RACCHETTA DA NEVE/SCHNEESCHUH poichè tutti gli informanti dell’area romanza hanno indicato varianti del tipo morfo-lessicale „ciàspola“. Sostanzialmente le differenze fra i dati sono puramente di tipo ortografico („chaspola“ vs. „ciaspola“ vs. „cjaspola“): tutte e tre sembrano indicare una realizzazione palato-alveolare [tʃ] della „c“; l’unica varianza interna è presente nel dato del crowder 1184 di Belluno „ciaspa“, fonologicamente più vicino alla variante ladina „cèspa“ (BLad 2007, v.v. cèspa).
Per il concetto di SOCCORSO ALPINO/BERGRETTUNG è possibile osservare molta varianza; nell’area romanza il crowder 1123 ha utilizzato il termine standard „soccorso alpino“ mentre il crowder 1081 di Cavareno usa lo stesso tipo morfo-lessicale ma con varianza fonologica: come visto in precedenza, anche qui l’aggettivo „alpin“ subisce la tipica elisione della vocale finale *o (cf. Savoia 2015b, 353).
Il crowder 1129 di Tuenno d’altra parte usa il termine „pompieri“, termine standard solitamente associato ai Vigili del Fuoco. Tuttavia, poichè sia il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, sia il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico svolgono le stesse funzioni di SAR (Search and Rescue) (cf. Wikipedia 2021b) e servizi di protezione civile in caso di calamita, è possibile accettare un’uso sinonimico e interscambiabile del termine, finchè non sono possibili più dati per confermare un’eventuale errore da parte dell’informante. Infine l’ultimo termine per questo concetto, fornito dall’informante 1184 di Belluno apre una nuova svolta interessante per la ricerca con VerbaAlpina: la comparsa di acronimi. Infatti il termine „suem“ corrisponde all’acronimo S.S.U.E.M, ovvero Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza Medica (Wikipedia 2021). Per pura coincidenza l’immagine esemplificativa sullo strumento CS mostra l’elisoccorso dell’ULSS1 della Provincia di Belluno, quindi il dato potrebbe essere stato influenzato da questo fattore; tuttavia con più probabilità la scelta linguistica del termine è stata influenzata maggiormente dalla presenza del servizio sul territorio. Si potrebbe perciò pensare ad una varianza diatopica marcata dalla presenza o meno di certe istituzioni sul territorio: a seconda dell’istituzione presente a svolgere una determinata funzione (come qui, quella di soccorso) vengono utilizzati differenti nomi e/o acronimi per la descrizione del concetto generale. In questo modo si spiegherebbe di conseguenza anche l’uso del termine „pompieri“ da parte del crowder 1129 di Tuenno, in riferimento al concetto di „soccorso alpino“.
Il concetto di SKILIFT/SCIOVIA al contrario non presenta alcuna varianza di tipo diatopico; l’informante 1126 di Sarnonico ha utilizzato il termine italiano standard „funivia“ mentre gli altri crowder (1129 e 1184 in area romanza) hanno usato l’anglicismo „Skilift“, ormai anch’esso facente parte dello standard italiano (Vocabolario Treccani, v.v. skilift).
Anche il concetto di GATTO DELLE NEVE/BATTIPISTA/PISTENRAUPE non presenta molta varianza visibile dai dati forniti; l’informatore 1122 ha infatti usato lo standard tedesco „Pistenraupe“ mentre il crowder 1123 di Livo con il termine „Gatto“ conferma il processo di folk etymology che è avvenuto con le varie traduzioni del concetto, ma non presenta alcuna distinzione fonologica dallo standard.
Infine l’ultimo concetto della categoria sport è quello di FARE ARRAMPICATA/KLETTERN. Per questo termine la varianza è abbastanza alta: gli informanti 1081 (Cavareno) e 1199 (Rabbi) hanno usato rispettivamente i termini „Rampegiar“ e „Rampeghjar“ dal tipo morfo-lessicale „rampicare“ (Vocabolario Treccani, v.v. rampicare). Entrambi presentano la tipica elisione della vocale finale *e (cf. Savoia 2015b, 353) nonchè la sonorizzazione della conosonante intervocalica [k] dello standard nel termine di Rabbi „Rampeghjar“ ([g]) e un’ulteriore lenizazzione della consonante nel termine di Cavareno „Rampegiar“ (probabilmente pronunciato [dʒ] oppure [ʒ]). (cf. Savoia 2015b, 410). L’informante di 1129 usa invece la variante „scalar“, dal tipo morfo-lessicale „scalare“, anch’esso privo della vocale finale *e.
5.2. Valutazione dei dati para-linguistici e la funzione dei commenti
Come già accennato, per il concetto CAMBIAMENTO CLIMATICO il crowder 1081 di Cavareno ha inserito „non esiste“; nonostante questo dato non possa essere discusso al pari degli altri dati linguistici, esso fornisce informazioni preziose, che potrebbero essere interpretate come dati di percezione (cf. Krefeld 2020n). Con „non esiste“ l’informante potrebbe aver inteso che è a conoscenza del concetto, ma non conosca un termine nella propria variante; oppure che il concetto non esista nel repertorio dell’informante o non sia valido per la cultura in questione. In entrambi i casi il concetto (selezionato dal ricercatore, prospettiva etica) non viene riconosciuto dall’informante (prospettiva emica) come proprio della cultura, quindi rifiutato.
Analizzando l’interezza dei dati raccolti nelle tre categorie, accanto ai dati strettamente linguistici, sono anche emersi dati di tipo para-linguistico oppure non strettamente linguistici. Come già visto nella sezione vita moderna, con l’informante 1081 che ha inserito „non esiste“ per il concetto CAMBIAMENTO CLIMATICO, dalla quale è possibile ricavare più di un’interpretazione, anche altri crowder hanno dimostrato di voler specificare termini, aggiungere commenti o delucidazioni riguardo ai concetti.
Alcuni crowder hanno voluto specificare il contesto del termine per un determinato concetto: il crowder 1129 di Tuenno (TN) per il concetto COGLIERE ha fornito il termine „coìr (raccogliere frutta)“ specificando perciò il contesto valido per questo termine. A partire da questo spunto è possibile, per il team di VerbaAlpina, decidere se lasciare questo termine valido per il concetto COGLIERE oppure se creare un nuovo concetto COGLIERE LA FRUTTA. Anche l’informante 1104 di Dambel (TN) ha inserito specificazioni sul concetto CONCIMARE attraverso i termini „Conzimàr, engrasàr (spargere il letame)“.
Altri informanti hanno invece fornito delucidazioni sulle forme di un determinato concetto: per esempio, il crowder 1129 per il concetto CARICO ha infatti fornito due termini: „carico (nome)“ e „ciargià (aggettivo)“, chiarificando perciò un caso di omonimia nello standard che però non si riflette nella variante di Tuenno; il crowder 1096 di Tesero (TN) ha invece specificato la forma singolare e plurale del concetto MOLLETTA DA BUCATO con i termini „Clìmper (sg.), Clìpeli (pl.)“, andando perciò a fornire informazioni fonologiche e morfologiche sulla costruzione del plurale di questa varietà.
Sempre l’informante 1129 ha a volte specificato, sempre fra parentesi, la pronuncia di una parola: per il concetto CATENACCIO DA GIRARE, SUL PORTONE DELLA STALLA ha infatti inserito „scjarnac (c finale come in cera)“ chiarificando di conseguenza la pronuncia palato-alveolare [tʃ] della „c“. Questo informante ha aggiunto il commento „c finale come in cera“ sistematicamente per ogni termine che lo richiedesse. Altri informanti hanno inserito anche informazioni cerando di riportarle in alfabeto fonetico: per esempio il crowder 1073 di Biella (Piemonte) per il concetto NOCE ha inserito „Nós [no:s]“. Alcuni hanno inserito invece i dati usando in principio caratteri speciali: „Žeola“ (Crowder 1061, Forno di Zoldo; concetto CIPOLLA).
L’informante „harmonie“ (Olang, IT) ha persino inserito alcuni dati storici: per il concetto BIENE ha infatti inserito il dato linguistico „Beide“ inserendo poi, fra parentesi, l’informazione che questo termine veniva usato fino all’inizio del 20. Secolo.
Tutte queste informazioni sono molto preziose: non solo forniscono dati più accurati dal punto di vista linguistico, ma forniscono anche molte informazioni sulla competenza linguistica e metalinguistica degli informanti, sulla percezione delle differenze fra variante locale e standard nonché anche un certo grado di informazioni sulla percezione della propria competenza e della competenza del ricercatore. Il fatto che l’informante ritenga necessario inserire informazioni riguardo la pronuncia, o l’accuratezza del termine rispetto al concetto, offre una prospettiva riguardo alla percezione del ricercatore da parte dell’informante: in questo caso, il fatto che il ricercatore venga percepito come „esterno“ (prospettiva etica secondo cf. Pike 1967) e perciò non facente parte della comunità, quindi per il quale è necessario fornire informazioni integrative, risulta positivo poichè permette di ottenere informazioni che non traspirerebbero dal puro dato linguistico.
Inoltre, il fatto che gli informanti siano stati contattati attraverso i social media fornisce un ulteriore spazio per l’inserimento di commenti e domande, soprattutto riguardo alla metodologia o alla piattaforma di crowdsourcing. Il ricercatore rimane „esterno“ ma sul social media si pone allo stesso livello dell’informante, innescando perciò un altro tipo di interazione rispetto a quella probabilmente avvenuta nella ricerca tradizionale. Attraverso i commenti sul social media il ricercatore può raccogliere quindi un feedback informale, la cui rilevanza non è da sottovalutare.
5.3. Valutazione dello strumento CS
Ed è proprio da un commento lasciato da un informante su un post Facebook che nasce il motivo per cui ritengo necessario dedicare un capitolo alla valutazione della strumentazione, in particolare della piattaforma di crowdsourcing, soprattutto alla luce della disparità fra le categorie nella quantità di dati raccolti.
Il commento in questione lamentava una poca user-friendliness da parte della piattaforma, che risulta poco intuitiva al profano. Difatti comparando i dati forniti per „Vita Moderna“ (Cap. 4.2.1) con quelli per „Alpicoltura/Natura“ (Cap. 4.2.2) e osservando le frequenze dei concetti con maggiori riscontri (Fig. 34), si può notare come questa discrepanza possa essere stata causata dalla mancata computer literacy e perciò sia necessario, da parte di VerbaAlpina, un cambio di strategia nella presentazione dei concetti.
Per garantire un influsso di dati riguardanti la Fase 3 è possibile pensare ad un blocco delle altre due categorie, oppure, di offrire alla sezione „Vita Moderna“, con gli altri concetti che verranno inseriti, una posizione di rilievo nella lista completa dei dati, poichè molti user hanno inserito dati in ordine di apparizione. In questo modo gli utenti avrebbero comunque la possibilità di scegliere quali concetti inserire, ma verrebbero esposti maggiormente a quelli d’interesse attuale per VerbaAlpina.
Osservando la qualità dei dati, d’altro canto, risulta importante sottolineare l’importanza delle descrizioni dei concetti: poichè attraverso il crowdsourcing non è possibile attestare in anticipo la competenza linguistica dialettale degli informanti, proporre le definizione del concetto garantisce molta più varianza rispetto alla denominazione del concetto, come si è visto per l’informante 1122 che ha compilato il questionario in tedesco.
6. Conclusione e prospettive per il futuro
Alla luce di quanto analizzato possiamo trarre le seguenti conclusioni: in primo luogo è stato dimostrato come, attraverso lo strumento di crowdsourcing, sia possibile rilevare dati linguistici dotati di marker dialettali in un’area lessicale non tradizionale. In generale, la varianza è presente ma non in maniera uniforme: per alcuni concetti, specialmente quelli della sotto-categoria social media, la presenza dello standard è risultata molto più alta; al contrario nelle sotto-categorie di ecologia e sport sono emersi molti termini con varianza, soprattutto a livello fonologico. Lo strumento di crowdsourcing, inoltre si è dimostrato una grande risorsa, non solo nella raccolta dei dati linguistici, ma anche per raccogliere informazioni meta-linguistiche, storiche ed etnografiche, la quale analisi potrebbe rivelarsi un’ulteriore risorsa per il progetto in generale.
A livello metodologico, invece, l’inserimento della descrizione del concetto, assieme ad un’eventuale immagine, si è dimostrato un metodo valido per rilevare varianza anche nelle categorie concettuali più nuove. Tuttavia, alla luce dei pochi dati, soltanto con una quantità maggiore sarà possibile stabilire l’effettivo svantaggio dell’uso della denominazione standard per questa categoria e l’efficacia delle descrizioni dei concetti, che potrebbero comunque necessitare di alcune modifiche future.
Inoltre è emerso che social media come Facebook possono essere un’ottima risorsa per la ricerca linguistica poichè in grado di richiamare un grande numero di utenti interessati al progetto. Tuttavia, l’esperienza delle tre „sessioni“ in cui sono stati ricercati attivamente informanti e i dati provenienti dalla Live-Statistik di VA hanno dimostrato quanto una presenza costante da parte del ricercato, e una particolare attenzione agli accorgimenti di online marketing siano assolutamente necessari a garantire un flusso costante di informanti. L‘active sourcing di informanti attraverso i social media potrebbe perciò risultare un importante strumento nel futuro della Fase 3 di VerbaAlpina, soprattutto se implementato a lungo tempo e, preferibilmente, con l’uso dei canali ufficiali, ad esempio gli account ufficiali di VerbaAlpina.
Tuttavia per garantire una quantità rilevante di dati nella categoria Vita Moderna, vista la grande disparità di dati con le altre due categorie, risulta fondamentale fare in modo che i nuovi concetti vengano messi in evidenza sulla piattaforma oppure che gli altri concetti vengano nascosti temporaneamente dal crowdsourcing, così da indirizzare gli utenti verso le categorie necessarie al momento.
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