1. Storia di Instagram
Instagram (“fotocamera istantanea” + “telegramma”) è un servizio di rete sociale creato nel 2010 da Kevin Systrom e Mike Krieger. È un’applicazione che dà la possibilità di scattare fotografie, modificarle applicandovi vari filtri e pubblicarle online. Inizialmente la prima versione dell’applicazione è stata lanciata per i dispositivi iOS e due anni dopo anche per gli Android. Nel 2012 è stato acquistato da Facebook per poco meno di un miliardo di dollari. (Enciclopedia Treccani) Instagram è subito diventato molto popolare: due mesi dopo il suo lancio aveva un milione di utenti, dopo un anno già 10 milioni. Nel 2020 conta un miliardo di utenti attivi. (La Repubblica)
L’uso personale o l’uso delle aziende ed enti pubblici
Secondo la ricerca “Italiani e Social Media” del 2020, da 1703 intervistati il 48% usa i social per leggere e guardare i contenuti altrui e per essere aggiornati su cosa succede nel mondo. Solo il 12% degli intervistati li utilizza per pubblicare dei contenuti propri. (Blogmeter)
2. Struttura e funzioni
Per poter usare Instagram con le sue funzioni complete bisogna iscriversi con un nome utente che di solito è un nickname non corrispondente al nome proprio. Instagram riconosce i profili autentici delle celebrità e degli altri personaggi pubblici con una spunta blu.
I profili possono essere pubblici o privati (i contenuti possono essere visualizzati esclusivamente dai propri follower) a seconda della scelta dell’utente.
Immagine/video – testo – commenti (comunicazione asincrona tra gli utenti). La comunicazione sincrona attraverso il chat. (Dürscheid 2004)
Il lancio delle stories nel 2016: sono foto/video che al massimo durano 15 secondi e possono essere visualizzati solo per 24 ore dalla loro pubblicazione. Il 32% degli italiani preferiscono le stories ai post (il 52% tra gli utenti di 15-24 anni). Le stories sono soprattutto sfruttate dagli influencer. (Blogmeter)
La possibilità di fare live stories e comunicare sincronamente con i propri follower.
La creatività e originalità degli utenti di Instagram si rivela non solamente nei nickname, però anche negli hashtag che principalmente servono a raggruppare i contenuti con lo stesso denominatore. Gli utenti possono creare degli hashtag più personalizzati, composti sia da una singola che da più parole o anche frasi intere (sempre scritte senza spazi) per esprimersi in modo più originale.
Secondo Tagsfinder, gli hashtag più utilizzati su Instagram in Italia sono: #italy #instagood #love #travel #photooftheday #picoftheday #italia #photography #nature e #beautiful.
3. Lingua dei social media
L’italiano neostandard come la lingua di base dei social. Secondo il linguista Giuseppe Antonelli, l’italiano che si usa sui social viene chiamato “l’e-taliano dell’uso immediato. Quello che si è diffuso con le email, si è affermato con gli sms e adesso quasi tutti usiamo nei social network e nelle messaggerie istantanee.” (Il Corriere)
La maggior parte degli esempi è tratta da Gheno (2017, 2018) e da Bonomi/Morgana (2017).
Una delle caratteristiche più evidenti della lingua dei social è la sua tendenza di rimanere quanto più breve e veloce possibile. “Queste scritture brevi, e veloci, erano originariamente dovute a limiti tecnici posti dalle tecnologie: quando la connessione si pagava a tempo, risparmiare anche solo una lettera aveva un senso.” (Gheno 2017: 42)
3.1. Acronimi
Acronimi inglesi non sono più così popolari come prima, ma ancora in uso:
LOL laughing out loud (da qui anche il verbo lollare), FYI for your information, ASAP as soon as possible, WTF what the fuck, BFF best friends forever, OMG oh my God
Acronimi italiani (molti servono per esprimere parolacce e bestemmie in modo “censurato” (Gheno 2017: 46)):
TVB ti voglio bene, SLMV sei la mia vita, PDM pezzo di merda, FDP figlio/a di puttana
3.2. Tachigrafie
Scrittura abbreviata di un termine, spesso senza vocali:
pls ‘please’, thx ‘thanks’, grz ‘grazie’, cmq ‘comunque’, nn ‘non’, pvt ‘privato’, 6 ‘sei’ (terza persona singolare del verbo essere), xke’ ‘perché’ (x per per, k per ch)
3.3. Troncamenti
asp/aspè ‘aspetta’, uni ‘università’, pome ‘pomeriggio’
raga tutto rego? ‘ragazzi, tutto regolare?’
risp è imp ‘rispondi è importante’
3.4. Anglismi
Termini tecnici che sono specificamente legati al mondo dell’internet:
screenshot (da qui anche il verbo screenshottare), tag (taggare),
hashtag ‘etichetta con cancelletto’, downloadare
Termini pseudotecnici legati ai nomi di programmi diversi:
instagrammare, regrammare ‘re-instagrammare una foto di un’altra persona’, photoshoppare
Termini dell’origine inglese usati per lo più nei social media:
postare, replaiare, diemmare ‘inviare un messaggio diretto’, likare, mipiaciare, (un)followare
Anglismi di lusso:
Non hanno una parola corrispondente dello stesso valore in italiano.
facepalm (espressione dell’imbarazzo, shock, turbamento, incredulità)
epic fail/epic win ‘fallimento epico/vittoria epica’
3.5. Dialettismi
L’uso delle parole dialettali ha una funzione gergale ed espressiva con lo scopo di arricchire il testo. Certi dialettismi sono così ampiamente diffusi che possono essere capiti da tutti e non sono più legati a un regione preciso. (Gheno 2017: 61)
daje ‘ok’, ‘va bene’, ‘che bello’
avoja ‘tantissimo’, ‘certo che sì’, ‘assolutamente sì’
fregna (per esprimere meraviglia)
mo/mò ‘adesso’
sto/a (forme aferiche del dimostrativo questo/a)
3.6. Citazioni
Vengono riportate le frasi famose da film, programmi televisivi, brani musicali, libri, ecc.
è tutto molto interessante (il secondo brano di successo di Rovazzi)
per me è un sì (da X-Factor)
3.7. Interiezioni
boh (espressione di dubbio, indifferenza, incertezza)
uff (sentimento di fastidio e noia)
grrrr (espressione di rabbia, ira)
awwww (espressione di apprezzamento, tenerezza)
ahahahah (il verso di chi sta ridendo)
3.8. Tu o Lei?
Ancora qualche anno fa nei social si prevaleva l’uso del tu: fenomeno derivato dallo you inglese che comprende sia la forma familiare, sia quella di cortesia. Recentemente viene attestato anche l’uso del lei. La spiegazione del cambio del registro linguistico è che la rete non è più utilizzata solo da una minoranza degli utenti che si sentivano appartenenti ad un gruppo familiare, ma diventa accessibile a tutti. (Gheno 2017: 97-99)
3.9. Punteggiatura
L’uso eccessivo dei punti esclamativi e interrogativi: spesso accade che tra molteplici punti esclamativi per la fretta vengono inseriti anche alcuni numeri 1.
L’uso dei puntini: non raramente in numero più grande che previsto dalle norme. Il verbo puntinare ‘esprimere il disappunto’.
Il punto tralasciato nella comunicazione sincrona (frasi già chiaramente separate perché divise in invii multipli). “Il punto stesso, diventando opzionale, subisce di conseguenza una risemantizzazione: soprattutto i più giovani lo percepiscono come aggressivo, rispetto alla stessa frase priva del punto.” (Gheno 2018)
Andiamo a prendere un caffè? – Ok
Andiamo a prendere un caffè? – Ok.
3.10. Maiuscole e minuscole
Quando scriviamo, secondo le regole sintattiche, cominciamo la nostra frase con la lettera maiuscola, e continuiamo in minuscolo. La maggior parte dei social sul smartphone, tra quali anche Instagram, suggerisce questa prima lettera automaticamente in maiuscolo, ma non è il caso se usiamo l’app sul computer.
Le maiuscole sono utilizzate per sottolineare una parola o una frase, ma scrivere qualcosa interamente in maiuscolo corrisponde a gridare.
Si può anche scrivere un commento alternando lettere maiuscole e minuscole per prendere in giro, trollare o semplicemente innervosire gli altri utenti.
3.11. Emoji
Hanno la funzione di esprimere un contenuto emotivo mancato nella scrittura. “Nel loro uso più comune, le faccine servono a chiarire il tono con cui interpretare quanto detto, o meglio, scritto.” (Gheno 2017: 71)
Per rendere la comunicazione ancora più rapida Instagram ha introdotto una barra con 8 emoji più utilizzati da ogni utente: dare una reazione al post diventa ancora più facile.
Per evitare misinterpretazioni si può sempre consultare www.emojipedia.org
La popolarità degli emoji: Pinocchio in Emojitaliano pubblicato nel 2017 è la prima opera italiana tradotta in emoji da Chiusaroli Francesca, Monti Johanna e Sangati Federico.
Bibliographie
- Antonelli 2016 = Antonelli, Giuseppe (2016): Lasciatemi parlare, sono un e-italiano [(Ultimo accesso 17.12.2020)] (Link).
- Bonomi/Morgana 2017 = Bonomi, Ilaria / Morgana, Silvia (Hrsgg.) (2017): La lingua italiana e i mass media, 1, Roma, Carocci.
- Dürscheid 2004 = Dürscheid, Christa (2004): Netzsprache. Ein neuer Mythos, in: Beißwenger, Michael / Hoffmann, Ludger / Storrer, Angelika (Hrsgg.), Internetbasierte Kommunikation (Osnabrücker Beiträge zur Sprachtheorie, 68), ??, 141-157.
- Gheno 2017 = Gheno, Vera (2017): Social-linguistica _ Italiano e italiani dei social network, Firenze, Franco Cesati.
- Gheno 2018 = Gheno, Vera (2018): Lingua italiana, così evolve sui social network [(Ultimo accesso 17.12.2020)] (Link).