0.1. Osservazione di semiotica generale
Il punto di partenza di questa breve nota è la differenza semiotica tra due classi di segni linguistici diverse, cioè gli appellativi (in latino nomina appellativa) e i nomi propri (latino nomina propria). La semiotica degli appellativi è alquanto complessa perché si devono distinguere tre funzioni complementari :
(1) La prima funzione, ossia la significazione, risulta dal collegamento associativo di un fenomeno acustico o visivo (grafico) percepibile a un contenuto mentale, non percepibile. Questa funzione è fondamentale perché costituisce il segno linguisto, ossia il fatto che un significante significa un suo significato (nella terminologie di Ferdinand de Saussure).
(2) La seconda funzione, ossia la denominazione, consiste nel potere del segno di denominare una categoria non linguistica, che esiste quindi fuori del sistema dei segni.
(3) La terza funzione, ossia la referenza, concretizza la denominazione quando il segno si riferisce a uno, ad alcuni o anche a tutti gli esemplari materiali che fondano l'esistenza della categoria astratta e denominata.
Per fare un esempio: il segno appellativo cane demonina una categoria zoologica particolare e permette di comunicare informazioni a proposito di un essere in carne e ossa presente ai miei sensi.
Nel caso dei nomi propri la funzionalità è radicalmente ridotta; un nome proprio prototipico non fa altro che indentificare una realtà concreta.
Quindi Roma rinvia direttamente allo spazio geo-sociale della capitale italiana.
Accanto ai nomi propri prototipici esiste però un altro tipo, perché anche appellativi possono avere una funzione onomastica, auando una madre, ad esempio, chiama suo figlio orsetto. Gli appellativi, in questo caso, possono conservare una parte del loro significato e costituire veri sistemi onomastici.
0.2. Osservazione di semiotica marittima
La Turchia, per avvicinarci alla mediterraneità, ci fornisce un esempio illustrativo con un microsistema di onomastica marittima. La carta ci mostra tre nomi marittimi composti dalla parola deniz 'mare' e da aggettivi di colore kara, kızıl, ak correspondenti a NERO, ROSSO, BIANCO che sono polisemici perchè significavano nello stesso tempo i tre punti cardinali 'nord', 'sud' e 'ovest'.
I tre nomi turchi ci presentano dunque una costellazione di opposizioni coordinate, che localizza i tre mari in senso dei punti cardinali, visto dalla terra dove si vive (in anologia con il sistema arabo).
L'esistenza di nomi correspondenti al tc. Karadeniz e Kızıldeniz in altre lingue (it. mare nero, fr. mer noir, deu. Schwarzes Meer, eng. Black Sea ecc.; it. mare rosso, fr. mer rouge, deu. Rotes Meer, eng. Red Sea ecc.) ci mostra poi che appellativi con funzione onomastica si possono perfettamente tradurre, solo con il rischio di perdere la loro motivazione semantica: it. nero/rosso in mare n./r. sono semanticamente opachi.
È inutile dire che il terzo dei tre nomi citati, cioè tc. Akdeniz, letteralmente 'mare bianco' non è stato tradotto in italiano (neanche nelle altre lingue europee), dato che il mare correspondente viene chiamato mediterraneo. Si tratta ovviamente di un significante di origine latina, composto da medius + terraneus, che a prima vista pare essere anche motivato sin dall'inizio. In verità la motivazione semantica è ovvia di quanto sembri.
Notiamo che il passaggio alla funzione onomastica e al significato correspondente è solo tardo latino; in latino il mare di cui parliamo si chiamava mare nostrum; il significato di mediterraneus era non ben diverso:
"mĕdĭterrānĕus
(mediterraneus, mediterraneă, mediterraneum)
aggettivo I classe […] mediterraneo, interno ad un paese, situato nell'entroterra lontano dalla costa"
"mediterrāneus, a, um (medius u. terra), mitten im Lande, mittelländisch, binnenländisch, fern vom Meere (Ggstz. maritimus), [845] urbs, Cic.: loca, regio, Liv.: iter, Liv.: homines maxime mediterranei, Cic.: copiae, Plin. ep. – spätlat., mare m., das Mittell. Meer, Isid. orig. 13, 16. – subst., mediterrāneum, eī, n., das Binnenland, Innere eines Landes, in mediterraneo, Plin. 3, 10: gew. Plur., mediterranea, zB. mediterranea Galliae petit, Liv.: Caesar a mari non digredi neque mediterranea petere, Auct. b. Afr.: per mediterranea fugiens, Vulg."
Possiamo dunque constatare un vero rovesciamento semantico della parola nel primo medioevo, con una prima attestatazione in funzione onomastica fornita da Isidoro di Siviglia, *560 ca. - ✝ 635, quindi in un tempo quando il MEDITERRANEO politicamente non era più 'nostro'. La ampia diffusione si è prodotta ancora più tardi. Essendo la penisola appenninica circondata dal mare non è possibile trovare la motivazione del nome in una semplice opposizione TERRA vs. MARE, come nel caso dei tre nomi turchi citati sopra.
Il rovesciamento si spiega da una costellazione di integrazione: il MARE è localizzato,
non in senso dei punti cardinali e in opposizione alla TERRA, al singolare, ma in mezzo alle terre, al plurale, che costituiscono lo spazio comunicativo delle repubbliche marinare, con posti in Italia e al di là del mare.
Rispecchia, in altre parole, il sistema geo-economico e politico di questi Stati così importanti per la storio del 'mare nostrum'.